È NATA A MILANO LA PRIMA FONDAZIONE EMPATIA D’ITALIA, LO STUDIO BOZZETTO LA DISEGNA

Si occuperà di progetti di inclusione, integrazione, sensibilizzazione, in autunno i primi appuntamenti

Se negli ultimi anni la parola più di tendenza è stata “resilienza”, preparatevi a una piccola rivoluzione lessicale per il prossimo futuro: la parola sarà certamente “empatia”. Una parola relativamente nuova, nata a fine Ottocento, anche se la sua origine etimologica è greca e da sola spiega tutto: sentire-dentro. Empatia è infatti la capacità di comprendere a pieno lo stato d'animo altrui, che si tratti di gioia o di dolore. Sentire l’altrui dentro di sé, mettersi nei panni dell’altro. Intorno a questa idea, che abbraccia tutti i campi del privato e del sociale, si svilupperà l’attività di FEM, Fondazione Empatia Milano. E non poteva che accadere in una città capace di precorrere tendenze e modelli sociali. C’è solo un’altra realtà simile in Europa: è l’Empathy Museum a Londra. Il progetto della Fondazione è stato presentato giovedì 5 luglio a Palazzo Marino.
“Con questo progetto facciamo una grande scommessa - ha detto l’assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino. - Viviamo ogni giorno il corpo a corpo tra precarietà e risposte al bisogno e questo ci pone domande nuove. Questa Fondazione è una opportunità per farcela. Dalle biografie di chi compone il comitato etico si comprende quale sia l’orientamento e quale la forza di questo progetto che unisce ciò che è già vicendevolmente partecipato, ovvero cultura e pratica sociale, arte e bellezza come cura e restituzione nel sociale. La fragilità non è da eliminare ma da includere e far propria”.
Secondo l’economista e saggista statunitense Jeremy Rifkin “sono circa 20.000 anni che non siamo più homo sapiens ma homo empathicus. Leghiamo tra di noi, socializziamo, ci occupiamo l'uno dell'altro, siamo cooperativi [...] Ci basiamo su tre colonne portanti per il nostro benessere: la socializzazione, la salute (igiene e sanità, nutrizione), e la creatività. Quando una di queste tre colonne o l'empatia viene a mancare o repressa, vengono fuori i nostri alter-ego, da cui la violenza, l'egoismo, il narcisismo ecc. [...] Poi però, ci pentiamo di aver fatto del male, perché non è proprio nella nostra natura”. 
In società plurali, dove l’alterità fa sempre più paura e molti si difendono alzando barriere o frequentando solo gruppi omogenei, sollecitare la capacità di creare empatia attraverso esperienze culturali innovative - e anche spiazzanti - può diventare un’occasione per “forzare il blocco”, incoraggiare l’incontro e il dialogo con nuove realtà, promuovere processi partecipativi, creare un circolo virtuoso di conoscenza, apertura, e quindi di inclusione.
FEM si avvale della ispirata collaborazione del padre della scuola d’animazione italiana, Bruno Bozzetto, - fondatore, nel 1960, della casa di produzione Studio Bozzetto&Co - che dice: “Siamo contenti di poter dare il nostro contributo al progetto FEM. L’animazione è un linguaggio che si presta ad un numero infinito di soluzioni narrative, poterla utilizzare per comunicare un concetto molto ampio e complesso come l’Empatia ci è subito sembrata una sfida interessante”.
FEM è composto da un Comitato promotore e di un Comitato etico. La Fondazione sta anche attivando strumenti di fundraising e di crowdfunding.  
Importanti e decisivi i partner di FEM: la Pinacoteca di Brera (comprendente la Mediateca di Santa Teresa), le Gallerie d’Italia e prossimamente altri di cui verrà data presto comunicazione. Con loro FEM realizzerà percorsi "empatici”, iniziative, eventi.
La Mediateca di Santa Teresa, in particolare, sarà punto di riferimento per le attività della Fondazione. Qui nascerà un archivio permanente di materiali multimediali utili a ricostruire storie e profili di persone portatrici di diversità e di sfide culturali.

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