MUNIRE LE BICICLETTE DI TARGA PER L’IDENTIFICAZIONE
- 06 maggio 2018 Cronaca
Dichiarazione del presidente di Assoedilizia avv. Achille Colombo Clerici
Al microfono Achille Colombo Clerici presidente di Assoedilizia
“Leggiamo
con soddisfazione che l’opinione pubblica si è finalmente sensibilizzata sulla
necessità di munire le biciclette di segnali di identificazione, o targhe che
dir si vogliano, a fronte del moltiplicarsi dell’uso di questo mezzo da parte
di una popolazione sempre più ecologica, ma nella quale, inevitabilmente, si
moltiplicano prepotenti e maleducati: addirittura la “lobby” dei ciclisti,
quella della critical mass, ricordiamo? - ora non rifiuta a priori l’ipotesi”.
La “piccola battaglia di civiltà”, come la definisce lo stesso Colombo Clerici,
è stata avviata una quindicina di anni fa da Assoedilizia, allora in quasi
completa solitudine (suscitando l’incomprensibile reazione dei ciclisti
organizzati e di molti mezzi di comunicazione) su modello della vicina Svizzera
e della lontana Cina, per citare.
Molto più tardi l’associazione dei proprietari immobiliari ha trovato al suo
fianco le istituzioni: sempre per citare, il Consiglio Regionale della
Lombardia con una mozione per inserire nell’allora disegno di legge di riforma
del Codice della Strada l’obbligo dei costruttori di biciclette di apporre sui telai
un numero di identificazione; ma anche politici, sindaci, giornalisti.
L’identificazione della bicicletta avrebbe da un lato una funzione deterrente
in un periodo in cui una minoranza di bulli stradali (i quali restano sempre
tali, che guidino sia un suv, sia una due ruote senza motore), circolando
impunemente sui marciapiedi e sfrecciando nelle aree riservate ai pedoni,
contromano, attaccati al telefonino e, di notte, senza segnali luminosi,
costituiscono un pericolo per i cittadini oltrechè per se stessi. E in caso di
incidente spesso si dileguano lasciando al malcapitato investito gli oneri
delle cure mediche. Senza voler considerare che la targa, accompagnata da un
semplice foglio di possesso, limiterebbe molto il traffico di biciclette rubate
- 320.000 ogni anno su un totale di 4 milioni - e impunemente rivendute nei
mercatini rionali.
“Ricordiamo quando, in controtendenza rispetto al mainstream, diversi anni or
sono - riassume Colombo Clerici - abbiamo per primi avanzato la proposta della
“targa”, sia per responsabilizzare il ciclista, sia per limitare i numerosi
furti delle due ruote, non certo per penalizzare i ciclisti corretti che
meritano l’apprezzamento di tutti. Fummo attaccati e sbeffeggiati soprattutto
dall’associazione dei ciclisti organizzati milanesi che si mobilitarono anche
in chiassose pubbliche manifestazioni. La stessa cosa avvenne quando
criticavamo le imprese dei graffitari selvaggi, gli stessi a cui - sostenevamo
- poco importava l’arte murale, ma importava aggredire la citta' e le sue case.
Oggi le città italiane sono piene di muri imbrattati, meta di “artisti”
provenienti da mezzo mondo.
“Ben vengano quindi, anche a proposito dei mezzi di identificazione per le
bici, queste resipiscenze che fanno giustizia delle gratuite accuse di
oscurantismo che ci furono a suo tempo rivolte: quando invece il nostro
obiettivo era, ed è sempre, il rispetto della legalità, l’amore per la città e
la tutela dei diritti del vivere civile”.
U.S. Assoedilizia