QUEI CONTROLLORI CHE NON CONTROLLANO

E non sono controllati

Mezzanino della metropolitana di porta Venezia, ore 13.20 del 12 febbraio. Presso i tornelli, c'è un ragazzo incappucciato dalla felpa, accompagnato da una tipa nascosta sotto a tatuaggi ed orecchini di ogni genere e in ogni dove. Come fosse un'abitudine consolidata, aprono con flemma il cancelletto per l'uscita di emergenza, entrano e se lo richiudono tranquillamente alle spalle.

Mi avvicino al "gabbiotto" che ospita ben due addetti, molto indaffarati a dialogare. Presumibilmente di calcio, visto che è lunedì.

“Ma non avete visto quei due che sono appena entrati senza biglietto?”

“Sì, ma cosa possiamo fare...”

“Chiamate la polizia, no!”

“Ma tanto non viene...”

Qualcosa potrebbero fare, in effetti. Magari, tener bloccato l'ingresso dal cancello d'emergenza. Oppure, lasciare le chiacchiere e il torpore interno per uscire e farsi vedere. Chissà che la loro presenza visiva non ne scoraggerebbe qualcuno di questi intrusi abusivi. E se i controllori non servono a nulla e nulla possono fare... allora eliminiamoli del tutto, almeno non gravano inutilmente sul costo del biglietto. Nessuna barriera di accesso e tutti sui vagoni a controllare, in borghese e con ispezioni frequenti, come fanno a Berlino. Alé!

Alla stazione metropolitana di Lambrate, il salto del tornello mattutino è diventato uno sport locale. A quella di piazzale Udine, la settimana enigmistica sotto gli occhi dei controllori domina la scena a tutte le ore. In altre stazioni è quasi sempre lo smartphone a farla da padrona. Tutto pur di non vedere, pur di non controllare, che sarebbe l'attività per cui questa gente viene pagata. Solo sporadicamente, quando qualche cittadino si indigna veramente, escono a fingere severità e a sfoggiare efficienza. Poi, la vigilanza torna al livello di prima.

Per non parlare di quando certi abominevoli soggetti, in attesa delle ultime corse della sera, fumano impunemente lungo le banchine, e talvolta anche sui vagoni. Ci fosse un controllore che scende a farsi vivo, seppur sollecitato dal senso civico di qualcuno che risale in superficie ad avvisare. Ovvio che quando non viene arginato opportunamente, il malcostume ci mette poco a dilagare. Basterebbe tener d'occhio veramente i visori che hanno davanti per intervenire in qualche maniera, almeno con un monito lanciato dagli altoparlanti.

Fortunatamente, non guardava il telefonino, ma i display, l'agente di stazione Claudia Flora Castellano, che ha subito interrotto la circolazione, il giorno successivo, 13 febbraio, quando il piccolo Mohamed (due anni e mezzo) è sfuggito al controllo della madre, finendo sui binari della linea 3. Il marmocchio è stato prontamente riacciuffato da Lorenzo Pianazza, un diciottenne che se n'era accorto e non ha esitato a intervenire senza pensarci due volte. A loro va il nostro plauso e la gratitudine dell’intera collettività. Ha fatto proprio bene il sindaco a osannarli.

Tutti pontificano e pontificano. Ma non sarà che i mali di questo paese siano dovuti, in buona misura, a chi non fa completamente la propria parte? In ogni ambito e a tutti i livelli, naturalmente!


Leonardo Schiavone


 


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