Il gatto del Monforte

Questa è una storia semplice, sospesa tra la leggenda e la realtà proprio come la nostra Milano. Una storia semplice ma in grado di far sorridere i più piccoli e di ammaliare coloro che sono ancora in grado di librarsi in volo con la fantasia.

La storia di un gatto. Un gatto che si aggira per il quartiere Monforte da un secolo o forse più. Al 43 dell’omonimo corso è ubicato un elegante palazzo in stile liberty: se prestiamo attenzione e ci prendiamo un attimo per guardare la prima finestra della cantina alla base del marciapiede, dietro la grata in ferro battuto, con gran sorpresa vedremo un gatto sornione che, sventolando l’indolente coda, osserva tutti noi senza essere notato.

Molti sostengono di non averlo mai visto anche se si son messi a cercarlo; o non sono stati sufficientemente attenti oppure lo scaltro felino non c’era davvero.

Impossibile, dite? Limitiamoci a definirlo improbabile perché il gatto in questione esiste ma solo un limitato numero di persone ne è a conoscenza.

Alcuni abitanti del quartiere lo conoscono benissimo anche se sarebbe più opportuno dire, la conoscono, dato che si tratta di una femmina.

Una gatta che, a definirla unica nel suo genere, non le renderebbe lontanamente giustizia.

Ne avevo sentito parlare ma non avevo dato peso alle voci di zona, scordando imprudentemente che un quartiere meneghino non mente mai.

Una mattina, mentre stavo percorrendo la Via Melloni per recarmi al lavoro, cominciai a strizzar gli occhi per metter a fuoco l’orizzonte perché la scena che si prospettava in lontananza non poteva essere vera. Fuori da un ‘autofficina un meccanico era intento ad esaminare il motore di una macchina. Nulla degno di nota, penserete ma la mia attenzione fu catturata non tanto dall’uomo quanto da chi gli si trovava affianco: un gatto, seduto con nonchalance sulla parte superiore del parafango, stava esaminando scrupolosamente l’interno del cofano. Mi avvicinai per accarezzarlo, trovando subito riscontro e apprezzamento in fragorose fusa e mi complimentai col meccanico per il suo diligente assistente ma a sorpresa mi rispose che la gatta non era sua. Veniva lì al mattino per fare colazione, (all’interno dell’officina mi mostrò le ciotole prese appositamente per lei), e per sovrintendere i lavori ma in tarda mattinata se ne andava.

Un colpo di fortuna ha voluto che poco tempo dopo scoprissi dove quella strana gatta si recava per pranzo e, anche in questo caso, non potetti crederci finché non vidi con i miei occhi.

Al pianterreno di una casa di Via Pietro Calvi vive una signora che tutti conoscono in zona; una vera e propria istituzione, Icona vivente ed arguta della vecchia Milano.

La finestra si trova piuttosto in alto e anche l’agilità felina non consentirebbe di raggiungerla. Ma niente paura: a una certa ora, proprio sotto, viene regolarmente parcheggiato un motorino. La gatta arriva, si acquatta dietro una macchina, attende l’arrivo del motociclo e, non appena il proprietario si allontana, salta sul sellino per poi raggiungere agevolmente la finestra tenuta aperta per lei.

Probabilmente, le “due squisite Signore” dopo aver pranzato assieme trascorreranno lietamente parte del pomeriggio a ricordare la Milano di una volta: di quando nella Sottocorno c’erano il macellaio e il carbonaio al posto degli eleganti ma assai noiosi ristoranti; della guerra e della casa in cui si trovano, distrutta dai bombardamenti e ricostruita con coraggio poco dopo; di come la città corra. Corra, corra, corra sempre, tanto da non trovare mai il tempo di guardarsi le spalle o da saper più assaporare il lento scorrere del tempo.

Dopo aver salutato la signora, la gatta percorre via Pietro Calvi all’indietro fino a piazza Risorgimento. Attende il semaforo verde e si concede un’altezzosa passeggiata tra le aiuole, circondata dagli sguardi perplessi dei numerosi cani tenuti al guinzaglio; uno sfoggio strafottente e divertito della propria libertà. Non c’è che da ammirarla.

Mi sto ancora informando sugli ulteriori spostamenti di questo felino fuori dal comune che porta la propria affabilità in giro per il quartiere e rende le giornate di coloro che lo conoscono sempre degne di nota. A una certa ora si dice che torni a dormire dietro la grata della sua vecchia cantina ma nessuno ne è certo.

Bisogna saper osservare attentamente ciò che ci circonda per riuscire a camminare in quel minuscolo lembo di terra tra la favola e la realtà. Riuscire a prendersi un attimo per sorprendersi ancora delle piccole cose. Essere in grado di affidarsi alla propria fantasia per poter ammirare la vita in ogni sua sfaccettatura.

Siete in grado di farlo o vi ricordate come riuscivate un tempo? Allora non temete, perché prima o poi, di soppiatto, non annunciato ma con la richiesta di un sorriso e una carezza, si presenterà dinnanzi a voi il Gatto del Monforte.

La ballata del Gatto del Monforte

Musiche: Mario Guerri

Testi: Riccardo Rossetti

IL GATTO DEL MONFORTE

I° STROFA

ORMAI ME NE STO’ QUI DA PIÙ DI CENT’ANNI

CON PIOGGIA O VENTO IO NON SOFFRO I MALANNI

IL TEMPO E’ TRASCORSO MA NON SON CAMBIATO

NON SONO UN ATLETA MA HO UN FISICO DA PRIMATO

HO VISTO EL BRUMISTA, EL CANTASTORI, EL ROTTAMATT

E TRANNE ME SON ANDA’ TUTTI A CIAPA’ I RATT

SONO IL MIGLIORE, IL PIÙ’ BELLO E SENZA RIVALI

E MI FA UN BAFFO QUEL PIVELLO COGLI STIVALI

SONO ELEGANTE, RAFFINATO E CON UN FARE DI TUTTO RISPETTO

LA MIA FOLTA PELLICCIA VALE ASSAI PIÙ’ D’UN BANALE DOPPIO PETTO

OGNI GIORNO LI OSSERVO E SGHIGNAZZO A CREPAPELLE

PERCHÉ MI PARE CHE ALLA GENTE SIAN PARTITE LE ROTELLE

RITORNELLO

IO SONO IL GATTO, IL GATTO DEL MONFORTE

E BRINDO ALLE DONNE COLLE GAMBE STORTE

BRINDO A CHI ANCOR PASSEGGIA PIANO

E APPREZZAR SA LE MERAVIGLIE DI MILANO

BRINDO AI PICCINI CHE MI SORRIDONO E M’ACCAREZZANO

PERCHÉ’ I LORO CUORI PURI DAVVERO M’APPREZZANO

BRINDO ALLA VITA, AL FUTURO E ALLA LORO SORTE

IO SONO IL GATTO, IL GATTO DEL MONFORTE.

2° STROFA

UN TEMPO ERO UN DIVO, UN MATTATORE, UNA CELEBRITÀ’

MA ORMAI SOLO IN POCHI CONOSCONO LA MIA NOTORIETÀ’

SEMPRE DI CORSA, DISTRATTI E ARRABBIATI, CON LO SGUARDO BEOTA SUL TELEFONINO

NON VEDONO, NON SENTONO E NON SOGNANO, FIGURARSI SE NOTANO QUESTO PREGIATO FELINO

SENZA GUARDARE MAI AL CIELO, SENZA MIRAR LE ORME DEL PROPRIO CAMMINO

SI PERDON LE COSE PIU’ BELLE, PRIMA TRA TUTTE, QUESTO ADORABILE MICINO

EPPURE SON SEMPRE QUA, NON MI SONO MAI MOSSO

NEMMENO QUANDO MI SON PIOVUTE LE BOMBE ADDOSSO

RICORDO IL TEMPO IN CUI TUTTI INSIEME CI STRINGEMMO A COORTE

E SENZA PAURA, INTRISI DI CORAGGIO SPINGEMMO IL NEMICO FUORI DALLE PORTE

MA IO ANCORA SPERO E UN GIORNO SON CERTO CHE QUESTA CITTÀ’ TORNERÀ’ AD ESSER FORTE

E A QUEL PUNTO DI NUOVO TUTTI BALLERANNO ASSIEME AL GATTO, IL GATTO DEL MONFORTE

RITORNELLO

IO SONO IL GATTO, IL GATTO DEL MONFORTE

E BRINDO ALLE DONNE COLLE GAMBE STORTE

BRINDO A CHI ANCOR PASSEGGIA PIANO

E APPREZZAR SA LE MERAVIGLIE DI MILANO

BRINDO AI PICCINI CHE MI SORRIDONO E M’ACCAREZZANO

PERCHÉ’ I LORO CUORI PURI DAVVERO M’APPREZZANO

BRINDO ALLA VITA, AL FUTURO E ALLA LORO SORTE

IO SONO IL GATTO, IL GATTO DEL MONFORTE.

 


L'INGLESE CANTANDO

Milano in Giallo

di Albertina Fancetti, Franco Mercoli, Alighiero Nonnis, Mario Pace
EDB Edizioni

Com'è bella Milano

di Albertina Fancetti
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L'Osteria degli Orchi

di Albertina Fancetti
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