L’impegno di Milano Tra i si e i no

Come già anticipato da un’inchiesta di Fabrizio Gatti sul settimanale “L’Espresso”, la ditta Ventura s.p.a., facente parte del consorzio di imprese che hanno vinto l’appalto per la realizzazione delle infrastrutture base del sito espositivo, è stata esclusa dai lavori per infiltrazioni mafiose.

Proprio a causa di queste notizie, Silvana Carcano, candidata del Movimento 5 Stelle alla Regione Lombardia, intervistata dal Corriere della Sera, ha affermato che, qualora venisse eletta, disdirebbe il progetto Expo, considerato un’opera inutile e uno sperpero di denaro.

Quella della Carcano non è la sola voce che nel mese di gennaio si è levata contro il progetto dell’esposizione universale.

Anche il critico d’arte Philippe Daverio, intervistato da Leggo, ha avanzato critiche a Expo, affermando che poteva essere la grande sfida vincente di Milano, ma che per come è stato concepito rischia di diventare solo “un piatto per gli appetiti imprenditoriali”.

Non mancano tuttavia le voci a favore, come quella del presidente della Camera di commercio di Milano Carlo Sangalli o quella di Claudio Schirinzi, giornalista del Corriere della Sera, che sottolineano l’importanza della manifestazione per il tema trattato, cioè quello della nutrizione globale, per l’immagine di Milano nel mondo e per l’indotto che la manifestazione avrà sulla città.

Parallelamente, i lavori sul sito procedono, seppur con qualche difficoltà.

Sarà infatti inaugurata a febbraio la metro 5, opera connessa a Expo, seppure solo per alcune fermate e il ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri giungerà presto per fare un sopralluogo nel cantiere dell’esposizione a Rho-Pero.

Intanto continuano ad aumentare i Paesi che hanno dato la propria adesione all’evento.

Solo nel mese di gennaio sono aumentati di 7 unità, con le ultime adesioni in ordine di tempo di: Croazia, Giordania e Serbia, portando il totale dei partecipanti a 120.

Expo quindi continua a rappresentare una forte attrazione per i Paesi del mondo e non giungere al 2015 con le infrastrutture completate, o peggio ancora disdire l’impegno preso, rappresenterebbe un grave danno all’immagine e alla credibilità internazionale dell’Italia e soprattutto di Milano, faticosamente riconquistata negli ultimi tempi.

Fabio Figiaconi