IL MIO GATTO SI CHIAMA KOKO

Cristina Annino da Céline

Gli duole sempre la notte.
A un certo punto non la vuole più
Entra dentro e dovunque sia non
si vede, ma abbassa le sfere degli 
occhi a persiana; due clap
di tegole anzi: Latra suona danza
sul pavimento, quasi fosse una pelle
spirituale che non digerisce.

Questa casa comunque nel mirino,
fatta e finita, perché la balistica non s'occupa
di lei, né impronte
digitali lasciano cordite nel talco. Neppure
un furto colossale potrebbe 
portarsela via. Si sfalda
dalle radici fino al tetto per micro
terremoti diurni notturni, dando
elasticità al tempo porcellana.
Il baby mirini del mento
di lui potrebbe fare miracoli,
quando guarda la notte com'un topo
nel vassoio freddo. Ma non spara
mai col suo pomo d'Adamo