I racconti di Roberto Marelli - Storia di un cavallo senza fissa dimora

Col trionfo di Ludovico, nel 1480, la corte milanese gareggiava in grandezza con quella fiorentina di Lorenzo il Magnifico.
Milano aspirava a farsi l'Atene d'Italia, come ci fa sapere il poeta Bellincioni che aveva lasciato Firenze per stabilirsi alla corte del Moro. "Godi Milan che drento a le tue mura de gli uomini excellenti hoggi hai gli onori".

Nel giro di pochi anni il Moro aveva riunito, intorno a se, maestri celeberrimi: dal Bramante, al grecista toscano Demetrio Calcondila, a Leonardo da Vinci, arrivato a Milano nel 1482 per maggiori possibilità di lavoro rispetto a Firenze.
Stabilitosi Leonardo alla corte del Moro, molti spettacoli furono da lui allestiti nella corte sforzese;  famosa la "Festa del Paradiso" nel 1490, ideata per le nozze di Gian Galeazzo, della quale creò anche le melodie su versi di Bellincioni.

Tra le innumerevoli e importanti opere di Leonardo a Milano, oggi, nel XXI secolo alle soglie dell'EXPO, sarebbe saggio soffermarsi su un suo monumento e sull'interesse suscitato ora di grande attualità: il bronzo in questione è il gigantesco cavallo che dal 1999 fa bella mostra di se all'ingresso dell'ippodromo di Milano, e le varie proposte, scaturite da mesi su di una sua possibile e definitiva collocazione.

Ecco in breve storia:
La prima idea fu di Galeazzo Maria Sforza nel 1473, ma solo nel 1482 Ludovico il Moro propose a Leonardo di costruire la più grande statua equestre del mondo. Il monumento doveva essere dedicato al padre Francesco, capostipite del casato degli Sforza. 
Il primo progetto prevedeva un cavallo rampante quattro volte più grande del naturale, ma sorsero problemi di equilibratura e così si optò per il cavallo al passo.
Leonardo voleva realizzare un'opera che oscurasse le precedenti, superiore a quella del Colleoni e del Gattamelata. Doveva superare i sette metri d'altezza, ma avrebbe richiesto cento tonnellate di bronzo, impossibile da reperire poiché servivano a costruire cannoni per combattere i francesi di Luigi XII. 

All'arrivo delle truppe francesi a Milano nel 1499, Leonardo abbandonò la città, e il modello in creta fu distrutto dai soldati francesi.
Tuttavia si conservarono i disegni e cinque secoli più tardi, nel 1977, un collezionista americano Charles Dent, ebbe l'idea di realizzare il Cavallo leonardesco. Iniziò i lavori con due milioni  e mezzo di dollari, ma morì nel 1994, prima che l'impresa fosse completata. Fu allora che Frederik Meijer, un ricco americano, si offrì di finanziare i lavori, a patto che si fondessero due cavalli, uno per Milano e l'altro per il suo parco a Grand Rapids nel Michigan, dove sono raccolte all'aperto le copie di statue celebri.

Il progetto fu portato a termine dalla scultrice Nina Akamu e, le sette parti in cui il Cavallo era stato fuso, arrivarono a Milano nel luglio del 1999, dove vennero assemblate. Dopo qualche indecisione sul luogo in cui collocarlo, nel settembre del 1999 fu posto all'ingresso dell'Ippodromo di Milano.
Dal 2001 è anche il simbolo del MIFF Award, Festival del Cinema Internazionale di Milano.

Il luogo ideale, ben visibile a tutti, sarebbe la Corte Maggiore del Castello Sforzesco, in ricordo di Ludovico il Moro che chiese di costruire il cavallo più grande del mondo in onore del padre Francesco Sforza. 
Cito come curiosità, che la copia del Cavallo di Leonardo che si trova nel Michigan è, in assoluto, la statua più visitata e di straordinario successo.
Non tutti gli abitanti di Milano conoscono l'attuale collocazione del Cavallo sul piazzale dell'Ippodromo.
Al contrario, quotidianamente, arrivano pullman gremiti di turisti stranieri, soprattutto americani e giapponesi, ad ammirare la statua, informatissimi sulla storia del Cavallo.
In previsione dell'EXPO 2015, quale migliore occasione, perché il Cavallo trovi la sua definitiva sistemazione nella Corte Maggiore o Piazza d'armi del Castello Sforzesco, luogo per il quale era stato progettato, per onorare la memoria di Francesco Sforza.  
 
Tesi avvalorata dal Prof. Pier Luigi Amietta che, a conferma del luogo in cui era destinato il monumento, cita il celebre scrittore biografo di Leonardo da Vinci, Demetrio Merezkowkij e il suo libro "La rinascita degli dei" che attribuisce a Leonardo l'intenzione di collocare il suo Cavallo al centro della Corte Maggiore del Castello Sforzesco.  

Questa è la storia della bella riproduzione del Cavallo Leonardesco. Confidiamo nella cultura e nel buonsenso di chi dovrà decidere.

Le FOTOGRAFIE, che accompagnano l'articolo, sono tratte da un documentario realizzato nell'estate del 2013, dal regista e produttore Pier Luigi GROSSO. La prima parte è stata realizzata lungo il corso dell'Adda, tra Cornate ed Imbersago;  nella seconda parte, l'estensore del presente articolo è ripreso mentre parla del periodo in cui Leonardo ha vissuto a Milano.
Il documentario è stato presentato in prima assoluta SABATO 15 NOVEMBRE presso l'Associazione GORLA DOMANI, in via ASIAGO, 3 nell'Aula Magna della Parrocchia.
R.M.