IL SOSTEGNO DELLA COMUNITÀ' CINESE AI NOSTRI ANZIANI
- 05 gennaio 2019 Cronaca
Capita,
a coloro che trascorrono i canonici periodi di vacanza in città, di
uscire al mattino con il desiderio di una buona colazione al bar e di
trovare solo saracinesche abbassate.
Ma, al di là del sacrosanto
riposo dei lavoratori e soprassedendo alle miserrime discussioni
parlamentari in merito, alcuni esercizi commerciali, gestiti da una
particolare etnia ben inserita a Milano, sono sempre aperti e
operativi.
I primi cinesi giunsero qui agli inizi degli anni ’20,
non dalla madre patria ma dalla Francia, e si stabilirono nell'allora
periferia della città in Via Canonica che in seguito sarebbe
diventata il cuore pulsante della China town meneghina.
Durante il
Ventennio i giornali nostrani non risparmiarono insulti e prese in
giro alla sempre più folta presenza di cinesi ma terminato il
fascismo la situazione migliorò decisamente.
Oggi si
contano nella Provincia di Milano circa 25mila presenze e le
nuove generazioni, al contrario di quanto avvenuto in passato, sono
assai più interessate a integrarsi e a partecipare alla vita della
città, senza tralasciare l’attaccamento alla famiglia dove
apprendono il profondo rispetto per coloro che hanno vissuto più a
lungo. Questo ci riporta al principio, quando, durante le ferie,
molti dei nostri anziani, troppo spesso lasciati soli, non sanno dove
andare per trascorrere la giornata.
Nei bar gestiti da
cinesi, non vengono visti come semplici clienti ma ricevono costanti
attenzioni; vengono ascoltati, coccolati e sempre supportati. Non
sono mai lasciati a se stessi ma soprattutto trovano un genuino
calore umano che fa scordare loro la solitudine. Un fattore culturale
che l’emancipato e moderno occidente ha scordato da tempo o, se
preferite, l’ulteriore paradosso di una società individualista che
si crede eterna ma in realtà destinata e diventare sempre più
vecchia e sola.
Ho avuto modo di osservare questo fenomeno
in diverse caffetterie della città e in particolare in un bar vicino
a casa dove un amabile e burbero vegliardo del quartiere, ma non
solo, trova sempre un rifugio sicuro da Andrea (adattamento italiano
del nome originale), il quale lo accudisce con serafica pazienza e si
premura di non fargli mai mancare nulla dentro e fuori il proprio
locale.
Una lezione di coesistenza civile e altruismo
disinteressato che forse tutti dovremmo ripassare.
Riccardo Rossetti