Da Chiamamilano

L'Università Statale approva il progetto di trasferire il polo scientifico sull'area ex-Expo e ipotizza il 2021 come primo anno accademico

Il futuro dell'area Expo è stato da subito una delle grandi incognite legate alle vicende che hanno interessato la manifestazione: le ipotesi si sono sprecate e ad oggi non c'è nulla di definito. Ma questo non significa che non ci siano in corso tentativi di progetti ambiziosi per riportare in vita l'area dandole una destinazione definitiva. Si è tenuta ieri la presentazione del progetto di trasferimento delle facoltà scientifiche della Statale sull'area Expo: non solo Human Technopole (ipotetico centro di ricerca mondiale su sicurezza alimentare, qualità della vita e ambiente), ma anche un grande Campus che riunisca in un'unica area tutte le attività e gli spazi che oggi sono divisi nella zona di Città Studi, nell'idea di rinnovare il patrimonio immobiliare universitario e contestualmente l'offerta formativa.
Il Senato accademico e il Consiglio di amministrazione dell'Università degli Studi hanno approvato (con 23 voti a favore, due contrari e tre astenuti) la decisione di presentare una manifestazione di interesse per il trasferimento delle facoltà scientifiche sull'area. Come ha spiegato ieri il rettore  Gianluca Vago, se il progetto di trasferimento sul sito si realizzerà, il primo anno accademico frequentato dagli studenti della Statale sul sito Expo potrebbe essere quello del 2021-2022. Ma il "momento decisivo", in cui l'ateneo capirà se procedere o meno, sarà la "preparazione del Documento di programmazione economico finanziaria" da parte del governo "per ottobre".
Ovvero, se in sede di legge di stabilità troverà posto il percorso di gestione e finanziamento di Human Technopole ci dovrebbe essere anche un riconoscimento politico del progetto della Statale. E' ancora tutto allo stato di ipotesi, dunque. I numeri dell'operazione non sono da poco: a fronte di un investimento di 340-380 milioni di euro, verrebbero trasferite a Rho circa 20mila persone, di cui 2mila operatori (1800 ricercatori e 500 tecnici e amministrativi) e 18mila studenti, meno di un terzo dei 65mila iscritti alla Statale, per 22 corsi di laurea.
Le facoltà interessate sono quelle scientifiche di Città Studi (biologia, biotecnologie, medicina sperimentale, farmacologia, agroalimentare, scienze della terra, chimica, fisica, matematica, informatica), con l'eccezione di Medicina, legata agli ospedali, e di Veterinaria, in trasferimento per il 2018 nelle nuove strutture progettate a Lodi dall'architetto giapponese Kengo Kuma, lo stesso che ha realizzato l'ipotesi progettuale presentata dall'ateneo per il campus di Expo, che sorgerebbe sulla parte orientale del sito, a est del Padiglione Italia. Con il trasloco, la Statale prevede di ridurre del 40% il suo fabbisogno di spazi, con una loro razionalizzazione: si passerebbe dagli attuali 250mila metri quadri occupati nelle vecchie strutture di Città Studi a una superficie stimata fra i 150mila e i 190mila metri a Expo. La riduzione dei costi di gestione e manutenzione è stata stimata in 8 milioni di euro l'anno, sui 18 milioni annuali spesi attualmente.
Il tutto è naturalmente subordinato alla sostenibilità finanziaria: secondo Gianluca Vago, circa 100 milioni (sulla base di uno studio di Cassa Depositi e prestiti di 4 mesi fa) possono essere ricavati dalla valorizzazione delle strutture di Città Studi, attraverso la vendita o la costituzione di un Fondo immobiliare, e altri 130 milioni circa attraverso l'indebitamento dell'ateneo, il "massimo possibile".
Il ministro alle Politiche agricole Maurizio Martina, presente ieri alla presentazione, ha espresso ottimismo: le leve indicate per la sostenibilità finanziaria sono realistiche. E' già in atto un lavoro di confronto con il Miur per affrontare tutti i nodi compresi quelli economici. Ci potrebbe essere la Banca europea degli investimenti, oltre che Cassa depositi e prestiti, interessata al progetto di sviluppo dell'area Expo, che già si e affiancata spesso in alcune attività anche della Statale e ha espresso l'intenzione di prendere in considerazione qualsiasi ragionamento utile per lo sviluppo del progetto per il post Expo. A questo poi secondo Martina si può aggiungere una forte collaborazione con la Bei.
Le premesse sembrano esserci, ma la strada è ancora lunga: il vicesindaco Anna Scavuzzo, intervenuta alla presentazione, ne ha parlato come di una grande occasione, per la realizzazione della quale ciascuno avrà bisogno di fare la sua parte.

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