Pericolo “bicicletta" per nonni e nipoti

La notizia è questa: “Vite in pericolo quelle di nonni e nipoti in bicicletta”.

Secondo i dati forniti da Regione Lombardia dallo studio effettuato dal Centro monitoraggio regionale sull’incidentalità di ciclisti e pedoni, nel 2013 sono state 49 le persone decedute a causa di incidenti in bicicletta e 4.549 sono rimaste ferite. I più esposti sono i bambini sotto i 14 anni (10% dei morti) e gli anziani oltre i 65 anni (41% dei morti) e il 90 % degli incidenti avviene nelle città.  Dati preoccupanti che vogliono essere uno spunto di riflessione per le Istituzioni e per gli utenti della strada. Regione Lombardia nei mesi scorsi ha promosso un bando da 3 milioni di euro per finanziare progetti di natura infrastrutturale e iniziative volte all’educazione stradale. 
Che fare allora? 
Metodo – In estrema sintesi, i problemi della nostra città soffrono sotto due aspetti: la cosiddetta “volontà politica” ed il “metodo”. Sul primo, non entriamo nel merito. Ma, il secondo, è decisivo. Infatti, c’è un metodo centralistico nell’affrontare le problematiche, che non è adeguato a gestire una grande città e, in particolare, le periferie. Conseguentemente, di questo soffre anche la “bicicletta”. 
Risultato, dal centro vengono realizzate iniziative che sono poco più che sperimentazioni, che al massimo si rivelano fiori all’occhiello, mentre intorno rimane il deserto.
Progetto – È in tale contesto (di “metodo”), quindi, che si colloca il progetto “Ciclabilità di Quartiere” promosso dal 2012 da Consulta Periferie Milano ed elaborato dal Centro studi ConMilanoOvest. Non “percorsi vita” di fine settimana, né “abitazione-luogo di lavoro”. Un progetto, invece, che parte da un’ottica “periferica”, mirata a facilitare chi utilizza la bicicletta nell’ambito del proprio quartiere: generalmente i ragazzini ed i meno giovani, ma anche mamme/papà che portano i figli a scuola.
Un progetto che non intende sostituirsi o sovrapporsi all’iniziativa di associazioni/enti che da sempre si occupano di ciclabilità, bensì affiancarsi con una proposta in primo luogo organizzativa, con l’obiettivo di moltiplicare i centri promotori di ciclabilità sul territorio. Infatti, invece di avere un centro per tutta la città (con tutti i limiti verificabili ogni giorno), potremmo averne almeno nove, solo prendendo come riferimento le attuali zone milanesi.
Consigli di zona – E proprio i tanto bistrattati Consigli di zona dovrebbero assumere il ruolo di promotori di un processo di “ciclabilità partecipata”, che valorizzi le varie energie presenti sul territorio (associazioni, scuole, ecc.), innescando un processo virtuoso di individuazione di percorsi “leggeri”su strade e marciapiedi, quindi facili da realizzare e poco costosi. In estrema sintesi, il progetto “Ciclabilità di quartiere”, che potrà essere migliorato/modificato, prevede che:
1. L’Assessorato alla Mobilità fornisca una chiara griglia di regole del codice della strada e di dati tecnici (misure minime di strade, marciapiedi, ecc.).
2. Al Consiglio di zona sia affidata la regia dell’azione zonale, attraverso la costituzione di un apposito Gruppo di lavoro “ciclabilità” (allo stesso dovranno partecipare gli esperti del Comando di zona della Polizia locale, per verificare il rispetto delle regole ed un vaglio della praticabilità delle proposte segnalate, nonché rappresentanti di scuole, associazioni disponibili a dare il proprio contributo).
3. Alle scuole elementari e medie (ma non solo) venga illustrata la proposta e fornita una strumentazione di base (piantina del quartiere, griglia di regole del codice della strada e di dati tecnici necessari per la individuazione delle piste ciclabili).
Nella sostanza, le proposte vengono segnalate da chi conosce il quartiere e le relative necessità. I Consigli di zona, selezionate le proposte compatibili con le regole, ne definiranno le priorità di realizzazione.       
Walter Cherubini
Centro studi 
ConMilanoOvest-CPM

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