A fine maggio gran raduno in Banca d’ Italia
- 27 maggio 2019 Cultura
Rubrica settimanale: l'angolo della finanza
di Folco Portinari*
Nonostante il passare degli anni, è l’appuntamento clou annuale per il mondo della finanza e del business: la Relazione annuale del Governatore della Banca d’Italia, a cui partecipano oltre mille persone, quest’anno in programma per venerdì 31 maggio. Come sempre a Roma, come sempre al piano nobile del palazzo umbertino di via Nazionale progettato a fine ‘800 dall’architetto sudtirolese Gaetano Koch.
Con la nascita dell’euro e del Sistema europeo delle banche centrali (Sebc) le competenze monetarie e di vigilanza sul sistema creditizio della Banca d’Italia sono inserite nel complesso schema guidato dalla Banca centrale europea (Bce) presieduta sino al prossimo ottobre da Mario Draghi. Ma ascoltate sono soprattutto le analisi e le previsioni economiche di Bankitalia, di cui la Relazione annuale rappresenta la summa maxima.
Interessante è scavare un po’ nelle origini e nella storia della Banca d’Italia.
A fine ‘800, pochi lustri dopo l'unificazione nazionale, esistevano ben sei istituti di emissione, cioè banche che a vario titolo potevano stampare moneta.
Dopo lo scandalo della Banca Romana del 1893 si andò a un riordino di questa situazione, con la nascita della Banca d’Italia (grazie alla fusione di quattro delle sei banche). Rimaneva comunque una società privata, non aveva potere di vigilanza e i Banchi di Napoli e Sicilia potevano ancora battere moneta. Nei decenni successivi il ruolo di Banca d’Italia fu potenziato, soprattutto sotto la direzione di Ronaldo Stringher. Fu durante il Ventennio, nel 1926, con la legge 812, che la Banca ottenne l'esclusiva dell'emissione della moneta cui si aggiunse il compito di vigilanza sulle banche e la modifica della natura giuridica in Istituto pubblico. Il resto è da libri di storia, con un intersecarsi continuo tra i protagonisti di Palazzo Koch e le Istituzioni repubblicane. Con un nome che spicca su tutti: quello di Luigi Einaudi, Governatore della Banca d'Italia tra il '45 e il '48 e quindi Presidente della Repubblica nel settennato successivo.