EL calendari milanes 2022 con i sonetti del Porta

Il poeta di Milano deceduto nell'Ottocento

Il cinque gennaio 1821 morì, a 45 anni, Carlo Porta, uno se non il massimo fra i poeti dialettali milanesi. Era nato a Milano il 15 giugno 1775, e sempre a Milano morirà, 45 anni dopo, per un attacco di gotta. Dopo essere stato istruito in collegi religiosi che finiranno per instradarlo sull'anticlericalismo, nella sua breve esistenza per vivere lavorerà all'Ufficio del debito pubblico. E forse anche noi siamo in debito con lui per non averlo ricordato a sufficienza. Il grande scrittore francese Henry Beyle, detto Stendhal, che ebbe modo di conoscerlo e ne apprezzò le doti poetiche, lo definirà lo "Charmant Carline", l'affascinante Carlino, aggiungendo che le poesie del Porta non funzionavano fuori porta, perché nessuno a dieci miglia da Milano le comprendeva. Stendhal, che tanto amava Milano da volere incisa sulla sua lapide la seguente epigrafe: "Qui giace Arrigo Beyle, milanese". E in effetti la Milano di quel periodo: seconda metà del Settecento - prima metà dell'Ottocento, almeno sulle stampe e sui dipinti appare bellissima, affascinante, contornata dalla natura che con la sua fresca verzura e le sue dolci, chiare e fresche acque si integra perfettamente nella vita della città. Stendhal parla dell'amico Carlo Porta nel suo interessante libro "Roma, Napoli e Firenze", dove ne loda le poesie. Oltre al grande scrittore francese, autore dei due capolavori "Il rosso e il nero" e "La Certosa di Parma", Porta fu amico di Manzoni, Foscolo, Berchet. Nel 1814 darà alle stampe la sua composizione più famosa: "La Ninetta del Verzee", il Verziere è l'antico mercato di Milano nel quale Ninetta svolge la professione di venditrice di pesce. In seguito a disgrazie personali la donna diventerà una prostituta, raccontando le sue tragiche peripezie al lettore. Carlo Porta amava la sua Milano ma non l'idea di una nazione italiana, e fu anche per questo che in futuro non verrà considerato dai suoi colleghi poeti né dai critici letterari. Il destino volle che la sua morte cadesse nello stesso anno in cui morirà un altro grande, Napoleone Bonaparte, che il cinque (anche lui) maggio lascerà questo mondo nell'isola di Sant'Elena dove viveva prigioniero da sei anni. Il poeta e il soldato furono accomunati dalla passione che il primo aveva per i versi e il secondo per i riversi sul terreno conseguenti alle grandi battaglie da lui combattute, che gli frutteranno gloria imperitura sebbene non scevra - in futuro - da giuste revisioni critiche. La poesia non è mai stata di facile comprensione, perlomeno sull'immediato, ma possiede la caratteristica di venire compresa in seguito, fino a capirne e a carpirne il significato, e a rimuginarselo dentro.
Quella di Carlo Porta non fa eccezione, e conduce il lettore nel suo mondo a fruire delle immagini che il poeta ha saputo creare e scrivere.

Antonio Mecca

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