Fausto Melotti.I Sette Savi al PAC
- 05 marzo 2017 Cultura
Domenica 5 marzo 2017 ore 16.30
Ingresso libero
Con Danka Giacon, conservatore del Museo del Novecento di Milano
Un incontro tematico in occasione di MuseoCity per raccontare i Sette Savi di Fausto Melotti, le grandi sculture in marmo imperturbabili e misteriose che osservano dal giardino i visitatori del Padiglione d’Arte Contemporanea.
Qual è la loro storia? Quante versioni ha realizzato l'artista e con quali differenze? Un’occasione unica per (ri)scoprire una tra le opere più affascinanti del Novecento italiano.
Non tutti sanno che la prima versione di quest’opera risale al 1936 progettata su commissione dello studio BBPR (noto studio milanese di architettura, lo stesso che ha progettato la Torre Velasca). Le sculture infatti facevano parte dell’allestimento La sala della coerenza, creato ad hoc dallo studio per la VI edizione della Triennale di Milano. L’opera di Melotti si chiamava Costante Uomo ed era composta da 12 sculture in gesso con un’impronta di mano impressa sul cuore. Quest’opera però è andata quasi subito distrutta.
Per una seconda versione bisogna aspettare gli anni Sessanta, quando Melotti riconsidera l’opera limitandosi a sette figure, giocando con il misticismo numerico del sette. Le sculture sono sempre in gesso, questa volta però vengono collocate nello spazio in cerchio e non in linea retta come nel primo allestimento, accentuando così quella sensazione di laico misticismo che le ha rese famose. Questa versione appartiene oggi alla collezione del MART di Trento e Rovereto.
La terza versione è del 1961 e nasce come commissione pubblica per il Liceo Carducci di Milano. I sette Savi qui diventano di pietra, in particolare l’uso della pietra di Viggiù, porosa e delicata: già nel 1964 infatti le sculture risultano danneggiate e messe nei depositi dello stesso liceo. Solo recentemente sono state restaurate e riportate agli onori della cronaca grazie all’esposizione presso la Soglia Magica dell’aeroporto di Milano Malpensa.
L’ultima versione è quella visibile all’esterno del PAC e risale al 1981, perfezionata nella forma e nel materiale. Per questa ultima versione infatti Melotti si affida al marmo di Carrara. Nemmeno l’attentato di matrice mafiosa del 1993, che distrusse totalmente il Padiglione d’Arte Contemporanea, riuscirà a danneggiarli.
I Savi sembrano trovare finalmente nel parco del PAC la loro collocazione definitiva: immersi nella natura, in silenziosa meditazione, creano un collegamento mistico tra terra e cielo.