Pollicino quater

La strada persa dall’intera umanità

Come si evince dal titolo, l’art-book di recente pubblicazione Pollicino quater (EDB Edizioni, 2017) è composto da quattro poesie e una prosa di Valerio Magrelli e dalle tavole disegnate di Massimo Dagnino. Il tetrattico poetico è collegato dal richiamo fiabesco del viaggio, segnato da «queste note nei giorni/sono briciole», e concluso con Una prosa d’appendice «per risalire il sentiero di casa».
La linea di lettura si differenzia dal libro di Perrault: le briciole che permettono il ritorno sono andate disperse, poiché sono venuti «i fringuelli/a cancellare le tracce/a beccare molliche/a seguire la pista/a mangiare la strada/a divorarti». La tavola presente nella stessa pagina della poesia mostra appunto uccelli, dalle fattezze ‘hitchcockiane’, mangiare le briciole di pane. È così formato un rapporto secondo un ossimoro del perdersi, tra il richiamo all’innocenza e a quello onirico della morte. La dedica di questa poesia a Zanzotto rimanda al XIII frammento dell’Ipersonetto scritto dal poeta veneto: in questo, la dedica è a quel Pollicino che non saprà identificare quel «sasso tra erratiche macerie,/quale scaglia da cumuli e congerie». A essersi ritrovato senza strada non è un singolo personaggio, ma si comprende sia l’umanità intera. 
La seconda poesia si riferisce alla Penisola: le briciole finite in mare sono mangiate dai pesci, e i clandestini hanno perso la strada. Questo richiamo a fatti recenti del perdersi, secondo il rapporto definito nella pagina precedente: l’umanità per chi non salva i naufraghi, e la vita i naufraghi stessi. Mentre il componimento poetico è posto sopra una carta millimetrata, le rappresentazioni dei pesci citati li mostra sotto un profilo macabro e mostruoso. La tavola si divide nel rapporto tra il ‘pesce d’acquario’ e quello degli abissi dai denti aguzzi. 
Il componimento IV rimanda invece al pozzo in memoria delle Torri Gemelle, e tra le vittime dell’attentato è riportato lo stesso Pollicino: le molliche sono bruciate nelle fiamme che hanno fatto crollare i due grattacieli, un’altra volta è persa la strada. Emblematico, per l’umanità, questo fatto tragico atto a simboleggiare l’inizio del XXI secolo. Il disegno riportato su carta nautica rappresenta la sezione di una pigna, paragonabile ai pollini del soffione disegnato nel frontespizio. Ma alla dispersione di questi per il vento, i gusci dei pinoli provenienti dalla pigna assumono la forma delle bare. La poesia III ha funzione di raccordo tra le sopraddette: presenta una serie di domande senza risposta sulla funzione della musica, chiedendo proprio ad essa cosa sia o dove voglia portare chi la ascolta. Rispetto alla concezione della musica da parte del movimento romantico (‘la miglior forma d’arte espressiva’, in quanto la più astratta), Magrelli paragona le note del brano alle briciole da seguire per tornare a casa: disseminate senza uno schema logico per comprendere il percorso, a un orecchio non preparato. 
La prosa d’appendice presenta le briciole di Pollicino divenute palloni. Sono finiti in acqua, sui rami o bucati; mentre quelli più leggeri sono volati via nel cielo. Tutte queste briciole di pallone si sono perse di vista e la strada percorsa è andata perduta. Per Magrelli «forse tutto questo vorrà dire qualcosa». 
La tavola in quarta di copertina, raffigurante  Miami con i palazzi dalle forme dei denti, rimanda semplicemente ai nudi teschi umani. La forma dei denti richiama quelli del pesce degli abissi sopracitato, collegando la dispersione delle molliche nelle profondità inesplorate del mare alla morte in terra dell’umanità.

Niccolò Antichi

Valerio Magrelli, Pollicino quater, disegni di Massimo Dagnino, EDB Edizioni, Milano 2017, ill. 6 tavole.

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