ROSA GENONI, INVENTRICE DEL MADE IN ITALY IN MOSTRA

L’Archivio di Stato in via Senato 10 la ospita dal 13 gennaio al 17 marzo

“Una donna alla conquista del ‘900. Rosa Genoni, pioniera della moda, artefice di pace e umanità”,questo il titolo della mostra e del convegno d’inaugurazione avvenuto il 13 gennaio grazie al contributo della nipote Raffaella Podrieder, sua biografa e della curatrice Elisabetta Invernici. Documenti, fotografie, bozzetti, abiti per ricostruire un’esistenza fuori dall’ordinario, quella di una donna capace di rivoluzionare il modo di intendere e di “fare moda” in Italia che si mantenne ben radicata nei principi politici e morali del pacifismo, del femminismo, dei diritti delle minoranze. Nata da una famiglia povera in Valtellina, prima di diciotto figli, molto presto cominciò a lavorare come “piscinina”, sartina a servizio di sarte in negozi più esperti, si iscrisse alle scuole serali e scelse il corso di francese. Presagiva il suo futuro fatto di sartoria e di soggiorni d’Oltrealpe. Da studentessa e sarta ad attivista politica, si avvicina al Partito Operaio e conosce da vicino le condizioni di lavoro di ragazze come lei, costrette a lavorare molto con paghe da fame. La notarono subito anche in quel settore e i dirigenti politici la mandarono a Parigi, per discutere in un Convegno internazionale sulle condizioni dei lavoratori. Arriva la svolta: entra a far parte della Lega Promotrice degli Interessi femminili e poi si avvicina alle posizioni di Anna Kuliscioff, di cui sosterrà le battaglie per l’emancipazione delle donne lavoratrici e per la tutela dei minori.

La carriera, negli stessi anni, decolla: viene assunta dalla rinomata Maison H.Haartdt et Fils, principale casa di moda milanese con filiali a Sanremo, Lucerna e St. Moritz. Ricoprirà il ruolo di premiere e poi quello di direttrice, dando inizio a una vera rivoluzione dello stile, affrancandosi da quello parigino e dando vita a uno stile autoctono, basato sull’arte decorativa italiana. Le sua creazioni, ispirate alle opere dei pittori rinascimentali italiani, conoscono il successo e meritano il Grand Prix della Giuria alla Esposizione Internazionale di Milano del 1906. Due di queste creazioni, il celebre abito da ballo ispirato a Flora dalla Primavera di Botticelli e il Manto di Corte tratto da un disegno del Pisanello, sono stati donati dalla figlia ed esposti alla Galleria del Costume a Palazzo Pitti a Firenze.

Nel 1905 la Società Umanitaria la chiama a dirigere la sezione di sartoria nelle scuole professionali femminili dove tiene lezioni serali fino al 1933, anno in cui si dimetterà per non giurare fedeltà al fascismo: globettrotter ante literam, gira in Europa per scovare programmi di sartoria che fossero all’avanguardia da proporre poi ai suoi studenti.

Crede nel made in Italy e punta sulla professionalità artigianale italiana, sull’italico guizzo, sulla nostra cultura per vincere la concorrenza francese. Arriva poi la Grande Guerra e Rosa Genoni diffonde una cultura della pace, della neutralità tra le nazioni. Con il marito, l’avvocato Podreider, apre per le detenute di San Vittore un laboratorio di sartoria, un asilo nido e persino un ambulatorio in carcere. Muore a Varese nel 1954 e fino all’ultimo perora all’Onu la risoluzione del conflitto palestinese. Fino in fondo la “sarta artista” come fu definita nella sua epoca diede senso alla vita creando armonia tra bello e buono, tra moda, politica e attivismo.

Giusi De Roma

          

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