Medici e infermieri contagiati

Rivolta dei sindacati per il declassamento dell’ospedale di Sesto

Non si placano le polemiche che, da qualche tempo a questa parte, riguardano il futuro dell’ospedale di Sesto San Giovanni. Questa volta a riaccenderle sono i sindacati Fials, Anaao Assomed, Aaroi Emac, Uil e Anpo. Secondo quanto riporta FanPage.it le associazioni di categoria in questione, facendo eco ai medici dell’Asst Nord Milano, hanno denunciato un vero e proprio collasso organizzativo dovuto al progressivo impoverimento del personale medico e sanitario, soprattutto di infermieri. Questa situazione sta rendendo sempre meno efficienti le attività dei pronto soccorso, delle sale chirurgiche, delle degenze Covid e del punto nascite. Nel corso delle ultime settimane l’ospedale di Sesto, come pure quello di Cinisello Balsamo, ha ricominciato a lavorare a pieno regime per curare i pazienti malati di Covid che giungono in pronto soccorso. A fare allarmare e indignare i sindacati - come spiegato dagli stessi in una nota diffusa in questi giorni- (oltre che la presunta riorganizzazione del personale dell’ospedale di Sesto, trasferito in buona parte nel presidio in Fiera a Milano) sono i numerosi focolai formatisi nelle diverse unità operative che riducono in modo ulteriore gli organici già carenti.

“L’evidente inerzia organizzativa - si legge in una nota - di questi mesi avvalora come questa direzione aziendale si sia ostinatamente rifiutata di affrontare in maniera organica, collegiale e razionale una riorganizzazione delle risorse, dei mezzi e delle procedure, dando per scontato che le forze a disposizione fossero sempre adeguate numericamente e in ottima condizione psicofisica per affrontare qualsiasi situazione e attuando provvedimenti disciplinari autoritari che hanno ulteriormente annullato la fiducia da parte dei lavoratori circa la capacità di governare l’attuale quadro emergenziale”. 

È importante - prosegue la nota - avere la consapevolezza e la coscienza che il personale non è una macchina. Anche se resiliente, come abbondantemente già dimostrato, non è più disposto a tacere anche per la responsabilità che ha nei confronti del paziente. Il personale si sente abbandonato al suo destino e in balia di un’azienda che sta prepotentemente precludendo la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, nonché degli stessi cittadini. Tutto quanto sopra esposto non potrà che peggiorare ulteriormente con l’imminente trasferimento del personale presso altre Aziende al di fuori di questa Asst”.

Diego Mandarà

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