I pareri di cittadini sul prossimo referendum

Perché votare No alle modifiche della Costituzione

Il prossimo ottobre saremo chiamati ad esprimere il nostro parere di cittadini sulle modifiche alla Costituzione, approvate dal Parlamento con una maggioranza così esigua da rendere necessario il referendum. Con una serie di articoli, intendiamo entrare nel merito delle modifiche per argomentare il nostro “No”, senza lasciarci coinvolgere da proclami di schieramento, che non chiariscono la sostanza dei problemi.
Ecco un  indice dei punti che tratteremo per chi vorrà seguirci e raccogliere il maggior numero di informazioni prima del voto: 1) Il pasticcio della votazione dei senatori e la sovranità dei cittadini, 2) La riduzione dei costi, 3) Chi rappresentano i nuovi senatori, 4) Elezione del Presidente della Repubblica, 5) Fare le leggi,  6) Dichiarare la guerra
Le costituzioni fanno riferimento a un progetto. Nella nostra, il Senato è una sorta di camera alta (l’età degli eleggibili e degli elettori è più alta che alla Camera), addirittura sino al 1963 il Senato restava in carica per 6 anni.  
A mio parere, il disegno che sta alla base della modifica attuale, oltre a un esecutivo “pigliatutto”, sottende la prossima abolizione del Senato, data la confusione e la voluta inutilità di esso, che si andranno a configurare. 
Quel pasticcio della votazione dei senatori: Il nuovo Senato sarà composto da 74 Consiglieri regionali più 21 sindaci (uno per Regione), che dovranno essere eletti, con una futura legge elettorale, in prima battuta dai cittadini e in seconda, a conferma, da ogni singolo Consiglio regionale. 
Ai 95 Senatori così “eletti”, si sommeranno 5 Senatori, nominati dal Presidente della Repubblica, non più a vita, ma per i 7 anni del mandato presidenziale. 
Qui si evidenzia uno squilibrio di democrazia nella presenza di un partito del Presidente che rappresenta il 5% del Senato (lo sbarramento per entrare alla Camera con l’attuale legge “Italicum” è del 3%), che oltretutto resta in carica 2 anni in più dei singoli rappresentanti delle regioni. Questi ultimi, tra l’altro, sono eletti in tempi diversi (non tutte le regioni rinnovano i consiglieri nelle stesso periodo), così nel Senato sarà un continuo via vai di senatori che finiscono il mandato in tempi diversi!
La sovranità dei cittadini elettori: L’art 1 della Costituzione, al secondo comma, sancisce che la sovranità appartiene al popolo, che la esercita secondo la Costituzione. Quindi in una democrazia rappresentativa come la nostra, i membri delle Istituzioni rappresentano noi. Ma quando i consiglieri regionali/senatori vanno a Roma e lì rimangono per giorni (elezioni del presidente della Repubblica, giudici costituzionali, leggi costituzionali o altre che richiedono il loro voto), il Consiglio regionale sospende i lavori oppure prosegue, privando così i cittadini, che hanno votato quei consiglieri come loro rappresentanti in Regione, del diritto costituzionale di essere rappresentati? 
E il sindaco, votato per fare il sindaco, funzione difficile, complicata e di responsabilità, può deviare dal mandato degli elettori, per andare a Roma a fare anche il senatore? Oltretutto, votato dai cittadini, ma confermato dai consiglieri regionali. 
Paradossalmente, è possibile che la maggioranza dei sindaci di una regione appartenga a uno schieramento, mentre la maggioranza dei consiglieri regionali (eletti in tempi diversi) appartenga a un altro. Questo potrebbe far sì che sarebbero questi ultimi a votare un sindaco/senatore, a loro politicamente vicino, ignorando il mandato degli elettori.
Lucio Oldani

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