50° ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI PIAZZA FONTANA
- 12 dicembre 2019 Cronaca
Di seguito il discorso pronunciato dal Sindaco di Milano, Giuseppe Sala
Signor Presidente della Repubblica,
Signor Presidente del Consiglio comunale
Signori Consiglieri,
Autorità,
Cari concittadini milanesi,
Il 12 dicembre è una data che nessun milanese potrà mai dimenticare. La strage di piazza Fontana è un momento fondamentale della storia cittadina. Per la nostra comunità rappresenta un’occasione di dolore, di ricordo e di solidarietà. Per le persone che hanno perso la vita, per i feriti. E per i loro familiari, ai quali ogni milanese si stringe commosso. Vorrei subito rivolgermi al presidente e a tutti gli iscritti dell’associazione Familiari vittime di piazza Fontana per ringraziarli, a nome di tutti i milanesi che ho l’onore di rappresentare. La nostra gratitudine è immensa verso il vostro impegno civile e morale, che ha favorito la consapevolezza su questa orribile strage. La vostra opera di memoria e di ricerca della verità è indispensabile, perché non può esistere libertà senza verità, come non c’è democrazia senza giustizia. Una verità e una giustizia che mancano ancora, a cinquant’anni da quelle bombe che hanno ferito Milano.
Signor Presidente del Consiglio comunale
Signori Consiglieri,
Autorità,
Cari concittadini milanesi,
Il 12 dicembre è una data che nessun milanese potrà mai dimenticare. La strage di piazza Fontana è un momento fondamentale della storia cittadina. Per la nostra comunità rappresenta un’occasione di dolore, di ricordo e di solidarietà. Per le persone che hanno perso la vita, per i feriti. E per i loro familiari, ai quali ogni milanese si stringe commosso. Vorrei subito rivolgermi al presidente e a tutti gli iscritti dell’associazione Familiari vittime di piazza Fontana per ringraziarli, a nome di tutti i milanesi che ho l’onore di rappresentare. La nostra gratitudine è immensa verso il vostro impegno civile e morale, che ha favorito la consapevolezza su questa orribile strage. La vostra opera di memoria e di ricerca della verità è indispensabile, perché non può esistere libertà senza verità, come non c’è democrazia senza giustizia. Una verità e una giustizia che mancano ancora, a cinquant’anni da quelle bombe che hanno ferito Milano.
Per rendere omaggio alle vittime di piazza Fontana, nel
cinquantesimo anniversario della strage, ci ritroviamo nel Consiglio
comunale, la sala dove sono rappresentate le idee di tutti i milanesi,
alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Milano è stata la prima città italiana a esser offesa dallo
stragismo fascista. Nessun milanese potrà dimenticare il rumore della
deflagrazione, le urla di dolore, i fumi arrivati a coprire il Duomo. La
pietà, la solidarietà e la ricerca della giustizia spinsero la nostra
comunità a unirsi in un abbraccio nel giorno dei funerali. Nonostante il
dolore i milanesi furono in grado di ritrovare fraternità e vicinanza
nel saluto religioso alle vittime, stretti l’uno vicino all’altro in una
piazza Duomo mai così piena. Di sconforto, ma anche di amore verso il
prossimo perduto, e in un silenzio che valeva più di qualsiasi parola
per condannare la strage.
Le immagini di piazza Duomo stracolma fecero il giro d’Italia e del
mondo, ricordando a tutti che Milano non si sarebbe piegata e avrebbe
sempre protetto e ricordato i suoi fratelli appena caduti. All’ingresso
del Duomo campeggiava un cartello: «Milano si inchina alle vittime
innocenti e prega pace». Una testimonianza ancora attuale, come l’omelia
dell’arcivescovo Colombo. Il nostro cardinale riportò le parole di due
feriti gravi. Il primo gli disse: “Fu una cosa orrenda: ma io preferisco
averla subita, piuttosto che averla fatta ad altri”; l’altro lanciò un
appello che aveva come primi destinatari le forze politiche: “Così non
va. Fate subito qualcosa per cambiare questo mondo”.
Piazza Fontana diede avvio a una delle stagioni più terribili della
storia italiana. Milano e l’Italia persero l’innocenza, come hanno
sottolineato gli storici, a causa delle bombe esplose qui vicino. Una
strategia omicida mirata a spegnere con il sangue le richieste di
modernizzazione delle lotte degli anni sessanta. E a sovvertire l’esito
della Resistenza, la sconfitta della dittatura e l’avvio della
democrazia repubblicana. Una ferita alla democrazia che ancora sanguina,
perché dopo 50 anni lo Stato non è stato capace di definire una verità
su quella strage. Un peso e una tristezza, come hanno sottolineato in
più occasioni Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, predecessori
del Presidente Mattarella, che oggi ci onora con la sua presenza. Un
peso e una tristezza cresciuti anno dopo anno per l’incapacità di
fornire una verità che rendesse giustizia ai morti, permettendo alla
società di andare oltre. Un peso e una tristezza per Milano come per
l’Italia, colpita troppe volte dal terrorismo dopo piazza Fontana.
Una stagione dolorosa, ma necessariamente da ricordare. Fare
memoria è un dovere civico e morale perché il passato possa fornire
nutrimento per il presente e per il futuro. La memoria del male è
indispensabile per la sua sconfitta. La domanda posta da Primo Levi, “Se
questo è un uomo”, contiene in sé la costatazione che “questo è stato
fatto da un uomo”. L’accettazione del male come immanente all’uomo è la
premessa per poterlo battere. Ecco perché dobbiamo essere grati a chi
come l’Associazione Familiari Vittime di piazza Fontana, come le altre
associazioni di congiunti di vittime del terrorismo, fanno memoria di un
male che ha provocato il dolore più lancinante che si possa subire, la
perdita dei propri cari. Rendono un servizio prezioso per la nostra
comunità.
La nostra città sarà sempre al fianco di chi ha perso la vita per
colpa dei nemici della libertà, della democrazia, dei diritti e della
giustizia. E si contrapporrà a chi mira a reprimere questi principi alla
base della convivenza civile per riportarci verso l’oppressione e la
discriminazione.
L’antisemitismo, il razzismo, il fascismo sono veleni da
contrastare al di là della parte politica in cui ci si identifica. La
democrazia può essere divisa nel momento del voto come nella dialettica
istituzionale, ma è e deve essere unita sui principi e sui valori
fondamentali, sanciti nella Costituzione. A Milano come in Italia non ci
può esser spazio per chi pensa di schiacciare e offendere l’uomo sulla
base di differenti idee, etnie, o religioni. A questo serve il ricordo
di piazza Fontana, strage di matrice fascista come diverse altre
succedutesi negli anni settanta e ottanta. A questo serve la memoria
delle vittime del terrorismo di ispirazione comunista.
Piazza Fontana inaugurò una strategia stragista che mirava a
ricreare in Italia le condizioni per la dittatura, presente all’epoca in
altri Paesi europei. Allora come oggi è necessario mobilitarsi per
impedire che la sopraffazione, la discriminazione e l’intolleranza si
impongano, favoriti dall’indifferenza. Spira un vento gelido di rabbia e
violenza. Dobbiamo unirci per contrastarlo, spegnendone i motivi che lo
sospingono. Un dovere etico e civile per noi milanesi, per rispettare
la nostra storia.
Milano è per vocazione e per convinzione una città accogliente,
aperta, solidale e tollerante, umanista. Caratteristiche secolari che
hanno aperto ancora di più la ferita di piazza Fontana. E hanno reso più
difficile accettare le ingiustizie che ne sono seguite. Io penso che la
buona politica debba sempre cercare di fare i conti con la Storia e
penso anche che chi rappresenta la comunità milanese debba scusarsi
verso Pietro Valpreda e Giuseppe Pinelli per la loro persecuzione. Un
sentimento di grata memoria che vale anche per il commissario Luigi
Calabresi, un servitore dello Stato ucciso dopo una campagna d’odio
offensiva verso la democrazia.
La commemorazione del cinquantesimo anniversario di piazza Fontana
ci ricorda quindi come la memoria sia giustizia ed esercizio di etica
civile. Quotidiano, perché abbia il senso di omaggiare i caduti e non
rendere vano il loro sacrificio. Milano sarà sempre al loro fianco, come
è stato fatto in passato e come sarà anche nel futuro di questa città.
Milano la ringrazia per la sua presenza, signor Presidente, e
prende l’impegno di costruire una società più equa che trovi nella
libertà, nella giustizia e nella sua apertura al mondo la strada per
contribuire a una pace che sappia opporsi all’orrore della Strage di
piazza Fontana.
Noi lavoreremo a questo avendo fede nel fatto che lo splendido
gesto dell’incontro e dell’incrocio degli sguardi tra Gemma Capra
Calabresi e Licia Rognini Pinelli (non a caso due donne, due splendide
donne) possa essere di sprone per vivere un nuovo futuro guardando ad
occhi aperti il nostro passato.
Il Male non avrà mai la meglio perché la violenza perde, perde
sempre di fronte alla forza di un popolo che nella sua memoria viva
trova il senso del suo futuro. Noi, a Milano, siamo così.