LE MIE VACANZE 6

Quando eravamo diretti in Basilicata, ci fermavamo prima oppure subito dopo avere lasciato il Sud in un luogo marino, dove trascorrere due o tre giorni in albergo, mai comunque più di una settimana. I soldi a disposizione erano pochi, e lo stipendio uno solo -quello di mio padre- che svolgeva il lavoro di operaio alla Montefibre di Verbania, sezione fuochisti prima e addetto alla Centrale Elettrica in seguito.
La mia prima volta al mare avvenne nella seconda metà degli anni Sessanta, presso a poco l'epoca di "Sapore di mare", film che ha saputo ben raccontare tramite la penna di Enrico Vanzina e la regia di suo fratello Carlo quel tempo miscelato di allegria, stupidità, formazione di giovani provenienti in genere da Milano o dal generone romano, con le ragazze che, ieri come oggi, rappresentano per i ragazzi quel qualcosa in più che sembra tanto avvicinarle alle Dee, mentre i ragazzi rappresentano per loro il deus-ex-machina che a quell'età i maschi sembrano essere. Era forse il 1967 quando approdammo per la prima volta a Rimini, capitale italiana oggi come ieri del turismo di massa che coinvolge giovanissimi ammaliati dall'altro sesso e dalla spiaggia di sabbia calda, dall'acqua salata del mare e dagli alberghi salati anch'essi per chi non può permetterseli. Il cielo quasi sempre azzurro terso stava a promettere abbronzature totali, e il chiacchiericcio dei bagnanti miscelato a quello dei disc-jockey, alla musica giovane tra cui le hit del momento trasmesse decine di volte al giorno, l'odore più o meno appetitoso dei fritti di pesce o dei sughi alla marinara donava: allora come ora, una sensazione che lo scrittore francese San-Antonio accomunava a una sorta di pseudo eternità. Il tutto con l'aggiunta dell'odore di creme solari e olio abbronzante, un olio che spalmato sul giovane corpo di una bella ragazza induceva ai sogni più sfrenati. Nella mia timidezza non è che fossi proprio entusiasta di frequentare la spiaggia, perché le persone soprattutto giovani, specialmente le ragazze che spesso sono qualcosa di speciale, mi intimidivano alquanto. Quando però potevo entrare in acqua, muovendo braccia e gambe in un tentativo di nuoto, dimenticavo tutto per vivere il piacere dell'istante. Poi, tornato in spiaggia, steso sull'asciugamano disteso sulla sabbia, provavo a leggere un libro, generalmente un poliziesco. Quindi c'era il ritorno in hotel, dove una misera cena ci aspettava perché ci spettava, essendo il ristorante di una pensione dove tutto era contingentato. La passeggiata serale nelle vie cittadine ci consentiva di digerire il tutto, aiutati magari da un gelato o una granita oppure una bottiglietta di aranciata. Mentre i manifesti cinematografici annunciavano la prossima proiezione di "Custer eroe del West", il dipinto mi consentiva di visualizzare praterie sterminate e indiani sterminati anch'essi, sparatorie e scazzottate così in voga in quegli anni sugli schermi e sulle pagine dei fumetti, e da sempre e purtroppo per sempre in voga fra noi maschi. Infine ben presto il mattino della partenza si preannunciava, ed eccoci nuovamente sull'autostrada diretti verso casa nostra o quella dei nonni. Una sottile eccitazione ci pervadeva tutti, con un velo di sonno che seguiva il sogno appena vissuto e ormai concluso.
Antonio Mecca

L'INGLESE CANTANDO

Milano in Giallo

di Albertina Fancetti, Franco Mercoli, Alighiero Nonnis, Mario Pace
EDB Edizioni

Com'è bella Milano

di Albertina Fancetti
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L'Osteria degli Orchi

di Albertina Fancetti
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