Munch. Amori, fantasmi e donne vampiro al cinema

Se si dice Munch, gli amanti dell'arte pensano subito a “Urlo”, il suo dipinto più famoso, un'immagine-icona che ben rappresenta certe angosce dei nostri tempi Ma del famoso pittore molti sanno davvero poco.

Ora il suo paese, la Norvegia, dà finalmente un contributo fondamentale per conoscere l’artista: inaugurato nell'ottobre 2021, il museo MUNCH, spettacolare grattacielo sul fiordo della capitale Oslo, ospita l'immenso lascito del pittore alla sua città: 28.000 opere tra cui dipinti, stampe, disegni, quaderni di appunti, schizzi, fotografie ed esperimenti cinematografici.

E a proiettare una nuova luce sul grande pittore, maestro dallo stile originale e uomo dal fascino misterioso, ecco anche il docufilm “Munch.Amori, fantasmi e donne vampiro, in questi giorni e fino al 9 novembre nei cinema.

Edvard Munch visse ottant’anni travagliati, tra problemi psichiatrici, alcolismo e isolamento, ma la lettura psicoanalitica della sua opera non basta: i suoi lasciti  sono  un patrimonio eccezionale che permette di penetrare non solo nell'arte, ma anche nella mente, nelle passioni di questo genio del Nord.

Nel film emergono anche i legami con i paesaggi più cari della sua terra, dalla foresta ai monti degli antenati paterni, alla tenuta Ekely vicino a Oslo, dove l'artista visse gli ultimi trent'anni, solo con il cavallo Rousseau e i suoi cani, E la storia inizia nella casa natale ad Åsgårdstrand, dove l'attrice Ingrid Bolsø Berdal, che ci fa da guida, legge ai bambini una fiaba norvegese conducendoci nel mistero di quel paese e della vicenda umana di Edvard, già molto triste nella prima giovinezza.

Il viaggio alla ricerca delle radici, dell'identità e della sua arte ci invita nel mondo di Munch: gli amici, famosi e non, l'atmosfera, la musica, le abilità artistiche e le tecniche, spesso sperimentali, che adottò,  rendendo le sue opere estremamente fragili.

Il complesso rapporto con le donne non riguarda solo le vicende biografiche: per lui, trauma e arte, desiderio e tormento si fondono in un'intensa riflessione sulla donna e si tramutano nei temi e nelle ossessioni del suo multiforme lavoro, che ruota attorno all'idea di Tempo.  "Non dipingo ciò che vedo, ma ciò che ho visto" annota l'artista, che ha ripetuto i suoi soggetti, dipingendo e ridipingendo le stesse immagini, quasi compulsivamente, per conservarle nel suo atelier, ponendo così le basi della pratica dei Multipli. Il suo originale concetto si rispecchia in un delicato equilibrio tra passato e presente, un modo per vivere la propria esistenza, un ponte per entrare in contatto con un'altra realtà, di fantasmi e spiriti. Per noi un ponte per entrare nello spirito, nell'enigma Munch.

Grazia De Benedetti

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