TRA LE RIGHE DEI LIBRI GIALLI
- 26 dicembre 2019 Cultura
Un incontro con tre scrittori di romanzi polizieschi: James Cain, Raymond Chandler, James Hadley Chase
La libreria Spalavera a Pallanza-Verbania occupa la sede che è stata
quella di un bar storico per molti decenni, allora scarsamente
illuminato da luci deboli quasi non si volesse risvegliare i tanti
ricordi lì accumulati e bisognosa di una intonacatura rinfrescante e
rinfrancante.
Ora l'intonacatura c'è stata, le luci sono più intense
e mettono in luce anche i tanti vecchi libri presenti. Uno fra questi,
"La fiamma del peccato", scritto e pubblicato dall'americano James Cain
nel 1936 su rivista e nel 1943 in volume, l'ho acquistato. Il titolo
originario era "Doppia indennità", e con lo stesso titolo venne
realizzato l'omonimo film diretto e sceneggiato da Billy Wilder in
collaborazione con Raymond Chandler. La storia narra di un assicuratore:
Walter Huff nel romanzo, e Neff nel film, che invaghitosi della
sensuale moglie di un suo assicurato si fa convincere da lei a fare
stipulare con l'inganno una polizza sulla vita del marito. Nel finale la
donna viene uccisa da Neff con un colpo di pistola, e il suo uccisore
finisce sulla sedia elettrica. Nel romanzo invece i due si rivedono sulla
nave che li sta portando a Balboa, Panama, che pur portando lo stesso
cognome del pugile Rocky non si avvale della bella musica della colonna
sonora scritta da Bill Conti ma i conti li pagherà con la società
inducendoli a gettarsi nelle fredde acque dell'oceano. Walter ha firmato
una confessione alla quale lo ha costretto il suo ex capo: Barton
Keyes, il quale d'accordo con i vertici della Casa assicurativa, per
evitare una pubblicità deleteria preferisce che l'assassino eviti il
carcere a patto di lasciare il Paese. Il che risulta credibile.
Il finale della espiazione mediante suicidio è invece molto meno credibile.
Il
romanzo è comunque ben scritto e quindi piacevole da leggere, e non
giustifica l'acido commento del permaloso Raymond Chandler quando
parlando del collega lo definiva "un concentrato di tutto quello che
odio in uno scrittore. Tipi così sono le immondizie della letteratura,
non perché scrivono cose sporche, ma perché lo fanno in modo sporco".
Invece
Cain scriveva: seppure non raffinatamente come Chandler, in maniera più
che scorrevole, avvincendo nella lettura il pubblico dei lettori. Un
altro James della letteratura poliziesca è stato il grande James Hadley
Chase, inglese nato a Londra nel 1906 e morto ad Ascona nel 1985. Esordì
nel 1939 con il celebre romanzo "Niente orchidee per Miss Blandish" e
nel 1952 ecco apparire il suo romanzo "Double shuffle" - doppio
rimescolare, doppio mischiare. Anche qui c'è di mezzo una polizza
assicurativa, che è stata stipulata per un valore di 100.000 mila
dollari nel caso la firmataria dovesse morire per varie concause. Ciò
che effettivamente avviene, così che il capo dell'agente investigativo
Steve Harmas: Maddux, gli chiede di indagare su quella che lui sente
come puzza di bruciato lontano un miglio. Il romanzo: lungo 250 pagine
nell'edizione mondadoriana Classici del giallo, è narrato in prima
persona e al presente (perlomeno così apparve in Italia) ma essendo
stato tradotto da Bruno Just Lazzari il quale era più che altro
traduttore dal francese - sue le traduzioni di moltissimi romanzi della
serie Sanantonio - ed essendo gli scrittori francesi "maniaci" della
scrittura al presente, può far dubitare sulla forma verbale
effettivamente adoperata dallo scrittore inglese. E qua si torna alla
eccessiva disinvoltura messa in atto: purtroppo non l'ultimo, dai
traduttori - e qualche volta traditori - italiani.
Il romanzo di
Chase è ambientato a Los Angeles, e narrato con grande ironia,
soprattutto nei divertenti duetti fra Steve ed Helen, sua moglie, una
bella ragazza che in passato è stata per cinque anni la segretaria del
gran capo Maddux. Il tutto può far ricordare i duetti verbali
intercorrenti tra Nick e Nora Charles, coppia di investigatori creata
dal talento di Dashiell Hammett. La scrittura americanizzata
dell'inglese Chase è piacevole e priva di descrizioni morbose o troppo
violente, così come era d'uso in quell'epoca pudibonda e ipocrita dove
le terribili violenze esercitate dall'umanità senza nulla di umanità si
svolgevano nella realtà ma molto meno nella finzione. Oggi che
finalmente si è avuta la parità di diritti, ecco che le crudeltà possono
svolgersi su ambo i fronti e a fronte alta, una fronte bassa di
intelligenza e di sensibilità che vede da sempre e per sempre
la violenza e la prevaricazione esercitarsi sulle persone da parte di
altre persone.
Antonio Mecca