Ventennale legge Biagi

Il patto per il lavoro di Milano un modello di sperimentazione verso una nuova transizione del mondo del lavoro

"Marco Biagi era una persona che racchiudeva tante doti e caratteristiche: era un grande intellettuale, un insigne giuslavorista e un servitore della Repubblica. Conosciamo tutti l'intuizione che ebbero il sindaco Gabriele Albertini e Marco Biagi nel 2000, con il Patto Milano lavoro: sono passati oltre vent'anni ma l'obiettivo è sempre quello di garantire livelli di crescita, di coesione e inclusione, che si adattano sì alle sensibilità del momento, ma Milano non può non puntare sull'idea di crescere. Per questo vanno trovate nuove modalità e meccanismi. Biagi ci provò mettendo le competenze al centro di quel percorso e utilizzando sistemi che oggi sono normali, ma che un tempo non lo erano, tant'è che sappiamo che all'inizio non tutti firmarono quel Patto, ma ci fu grande condivisione. La sua azione era molto milanese, puntava alle ragioni e all'economia del lavoro senza perdere la sensibilità necessaria affinché una comunità prosperi e decida insieme di fare le cose. Per questo l'assessora Cappello ad aprile ha rilanciato il Patto per il lavoro di Milano, rimettendo insieme compagini sindacali e datoriali, per ribadire la centralità del lavoro e trovare nuovi obiettivi e modalità".

È il Sindaco di Milano Giuseppe Sala ad aprire l'incontro "Il Patto per il lavoro di Milano nel ventennale della legge Biagi" organizzato dal Comune di Milano e dal centro studi Oikonova, svoltosi questa mattina a Palazzo Reale.
"Costo della vita, disuguaglianze di genere, conciliazione tra vita lavorativa e privata, mismatch tra domanda e offerta, le grandi dimissioni dei giovani e l'annoso problema della sicurezza sul lavoro. Sono numerose le sfide di oggi in tema lavoro – ha spiegato l'assessora alle Politiche del lavoro, Alessia Cappello –. E per rispondere adeguatamente a questi difficili temi, Milano da tempo sperimenta politiche di concertazione tra parti sociali, sindacali, datoriali, associative, cooperative e formative del territorio, in particolare attraverso il Patto per il lavoro, che fu firmato per la prima volta nel 2002 in risposta alle indicazioni della legge Biagi e che dopo 20 anni, lo scorso anno, abbiamo siglato insieme a un grosso numero di sottoscrittori per realizzare oltre 70 azioni concrete e misurabili per la città".


Il sindaco Giuseppe Sala con l'ex sindaco Gabriele AlbertiniIl sindaco Giuseppe Sala con l'ex sindaco Gabriele Albertini

Un'alleanza importante e fondamentale per la città, quella del Patto per il lavoro di Milano, sottoscritta ad aprile 2022 con un'ampissima rappresentanza delle Parti sociali coinvolte nel mercato del lavoro di Milano e provincia, come CGIL, CISL, UIL, Confcommercio, Assolombarda, Città metropolitana, AFOL metropolitana, Camera di commercio, Unione artigiani, ACAI/Casartigiani. CNA, APA-Confartigianato, A.P.I., le università milanesi, la rete ITS, A.E.F, Assolavoro, il Forum del Terzo settore, l'Alleanza delle cooperative, e che punta a rendere Milano la città del buon lavoro, della formazione, delle opportunità e del rilancio mettendo a terra soluzioni capaci di intervenire positivamente sull'occupazione milanese anche attraverso un corpus di 72 azioni concrete, misurabili e verificabili.

Oggi, come allora, la flessibilità del Patto è necessaria a rendere attuabili e concreti gli obiettivi prefissati, con particolare attenzione alle problematiche contemporanee che ruotano attorno al mondo del lavoro, dall'istruzione ai servizi offerti ai lavoratori quindi trasporti, infrastrutture, e la attuale problematicità della casa, in particolare nell'area milanese: "Adesso le tematiche del lavoro sono anche più ampie, ci vuole un patto non più strettamente sindacale ma sociale e civico, che affronti le nuove problematiche legate alla transizione, che comporta per sua natura una rivoluzione dei contenuti del lavoro stesso – afferma l'ex ministro Tiziano Treu, giurista e amico del dottor Biagi che per primo applicò le indicazioni del Libro bianco nelle leggi di riforma del lavoro –. Bisogna fare molta più formazione mirata continua nelle imprese – una delle azioni già intraprese in questi anni e che deve essere diffusa – e poi bisogna affrontare i problemi del territorio, ossia quello della casa: se si vuole vincere il sistema, attrarre i giovani, coprire i posti vacanti a causa del mis-matching, occorre un orientamento che indirizzi i giovani agli studi corretti per la professione che vorranno poi ricoprire, e obiettivamente bisogna avere delle condizioni anche per attrarre lavoratori dal sud – che ancora oggi è purtroppo un deserto di occupazione – quindi, fornire i servizi, la casa, i trasporti. In Veneto esistono già degli esempi virtuosi di questo tipo e Milano può e deve candidarsi per fare queste operazioni emblematiche che aiuterebbero lo sviluppo del lavoro anche, e soprattutto, nelle aree in cui manca".

A chiusura dell'incontro, il prezioso contributo della professoressa Anna Maria Ponzellini, sociologa già docente di Relazioni industriali e di Organizzazione e gestione delle risorse umane alle università di Bergamo e di Brescia, la quale ha posto l'accento sul tema del lavoro povero e della sua regolamentazione: "Le politiche attive del lavoro sono lo strumento che consente di fare del mercato del lavoro il luogo dove nasce e si esercita la libertà dei lavoratori, libertà di scegliere l'azienda per cui lavorare e di andare dove il proprio lavoro e la propria persona è meglio valorizzata. Per questo il Patto di cui è protagonista il Comune di Milano costituisce un elemento decisivo nella strategia per l'emancipazione per il lavoro – ha dichiarato la professoressa Ponzellini.
Giorgia Villa

L'INGLESE CANTANDO

Milano in Giallo

di Albertina Fancetti, Franco Mercoli, Alighiero Nonnis, Mario Pace
EDB Edizioni

Com'è bella Milano

di Albertina Fancetti
EDB Edizioni

L'Osteria degli Orchi

di Albertina Fancetti
EDB Edizioni