"Storia dell'architettura e oblio: Ludwig Persius" di Massimo Dagnino
Libro d’Artista, EDB Edizioni, Milano 2016, pp. 32, € 12.
Il motto "Verso l'annichilirsi del disegno", in chiusura del libro d'artista Atlante (1995 - 1999), attraversa e scinde la vita di Massimo Dagnino: la scomparsa, momentanea, del disegno non corrisponde alla sua demolizione definitiva; l'inabissarsi dell'uno corrisponde all'emersione dell'altro, che è poi il suo "doppio". Ciò che sembrava una conclusione si smobilita, divenendo il titolo dell'opera prima di poesie, pubblicata nel 2004: un prosimetro dissimulato in cui il linguaggio differente, attraverso una ricerca sulla "cinematizzazione" della struttura in versi (nell'impiego di termini tecnici e del suo stesso proporsi, e proporre le immagini), avvolge rimodula e libera ciò che era costretto sotto l'altro segno.
Questo processo di memoria e dimenticanza snoda la tematica del libro d’artista Storia dell'architettura e oblio: Ludwig Persius.
Friedrich Ludwig Persius (1803 - 1845), architetto nella Sanssouci di Federico Guglielmo IV di Prussia, fu anticipatore, e fautore, del gusto eclettico che attraversa tutto l'ottocento fino al Liberty; finendo poi sostanzialmente dimenticato, nel secolo successivo, dalle direzioni stilistiche prese.
Il libro iniziato nel 1996 viene portato avanti fino al 1999. Ripreso e completato nel 2009, a partire da un'opera specifica dell'architetto tedesco: il "ponte del diavolo"; costruzione dalla vicenda singolare, pensata e realizzata già in rovina, "completata" poi nel Novecento.
Il motivo delle rovine e della riemersione dal passato, attraverso la citazione o l'esalazione (come il campanile che sfuma in un frammento di diario), declina costantemente il libro in un'atmosfera fiabesca, al limite del fuoco fatuo: la composizione architettonica nel desiderio del ritorno, al classico, svanisce nella costituzione di un neo. Non c’è mai un vero ritorno: l'oblio genera delle rovine; ciò che era ritorna, sì, ma come slegato, cambiato: un mulino a vento diventa un passaggio a livello. Il materiale nello sprofondare si sgancia dalla "cornice" che lo conteneva rifluendo in modalità del tutto impresagite.
Davide Cortese