RICARDO REIS
Fernando Pessoa
a cura di Antonio Cardiello
disegni di Fernando Pessoa e Massimo Dagnino
Una stirpe incognita
Ci deve essere, nella più piccola poesia di un poeta, un qualcosa per cui si noti che è esistito Omero.
La novità, di per sé, non significa nulla, se non c’è traccia in lei di una relazione con ciò che l’ha preceduta. E non c’è alcuna novità senza questa relazione. Dobbiamo essere bravi a distinguere sia il nuovo dall’estraneo, il quale, conoscendo il conosciuto, lo trasforma e muta, sia ciò che proviene dall’esterno, senza alcuna conoscenza. Tra gli scrittori che discendono con innovazione dalla vecchia stirpe e tra quelli che sembrano nuovi per la loro appartenenza a una stirpe incognita, c’è la stezza differenza che esiste tra l’uomo che ci dà una sensazione di novità per le frasi nuove che dice e un uomo che ci dà una sensazione di novità quando, parlando male la nostra lingua, ci dice storpiata ogni tipo di frase.
La novità, di per sé, non significa nulla, se non c’è traccia in lei di una relazione con ciò che l’ha preceduta. E non c’è alcuna novità senza questa relazione. Dobbiamo essere bravi a distinguere sia il nuovo dall’estraneo, il quale, conoscendo il conosciuto, lo trasforma e muta, sia ciò che proviene dall’esterno, senza alcuna conoscenza. Tra gli scrittori che discendono con innovazione dalla vecchia stirpe e tra quelli che sembrano nuovi per la loro appartenenza a una stirpe incognita, c’è la stezza differenza che esiste tra l’uomo che ci dà una sensazione di novità per le frasi nuove che dice e un uomo che ci dà una sensazione di novità quando, parlando male la nostra lingua, ci dice storpiata ogni tipo di frase.