Battaglia in città
- 05 maggio 2015 Cronaca
Il fatto, 14 maggio 1999. Via Imbonati. Cinque di mattina, un camion blocca un furgone portavalori della Mondialpol che trasporta sei miliardi di lire in contanti, e una jeep lo sperona.
Sette banditi incappucciati, con armi da guerra spianate, scatenano una tempesta di fuoco. Anche se i vetri antiproiettile resistono, le guardie sul mezzo si arrendono.
La cassaforte interna viene minata, ma non esplode per un difetto del detonatore. È una fortuna: il quantitativo di esplosivo utilizzato avrebbe potuto far saltare in aria i palazzi vicini. Il colpo fallisce, la polizia arriva ma è accolta da un volume di fuoco impressionante. I banditi fuggono mitragliando autobus e pedoni. Alla fine si contano un agente ucciso e nove feriti. Gli autori dell’agguato, uno strano mix fra malavita comune, terrorismo anni settanta e reduci dalla guerra in Bosnia vengono catturati qualche mese dopo.
Il misfatto, 10 luglio 2011. Ignoti, durante la notte, hanno incendiato e distrutto la corona della Polizia di Stato posta sotto la lapide, situata sul muro dello stabile di via Imbonati 78, che ricorda il sacrificio dell’agente Vincenzo Raiola ucciso nel conflitto a fuoco del maggio 1999. Crimine e stupidità uniti nel contesto del nostro tempo, che pare abbia smarrito i confini del bene e del male.
Rimangono purtroppo il dolore e l’indignazione dei parenti e degli amici di Vincenzo Raiola, il cui ricordo, tuttavia, verrà rafforzato e alimentato nel tempo, a consolazione e sprone di quella parte di umanità che crede con convinzione in un futuro meno cruento.
Il ricordo, 14 maggio 2015. Dopo 16 anni, il ricordo di quel tragico evento è ancora tristemente impresso in coloro che, più di altri, hanno vissuto e sofferto direttamente per le conseguenze di quell’esecrabile accadimento. Questo è un invito rivolto a tutti, per non dimenticare: quando passiamo davanti alla lapide con la corona della Polizia di Stato affisso allo stabile di via Imbonati 78, cerchiamo di accantonare per un attimo i nostri affanni quotidiani, e volgiamo in alto uno sguardo riconoscente.
Stelio