IL FENOMENO HIKIKOMORI
- 08 febbraio 2020 Cronaca
I giovani giapponesi che vivono solo al computer
I giovani, spaventati da una serie di difficoltà nell'accesso alla
scuola o nel mondo del lavoro, in una società molto competitiva scelgono
a volte di ritirarsi nel loro guscio, di non uscire di casa, di
recludersi in compagnia di smartphone e videogiochi. È avvenuto e sta
avvenendo in Giappone, dove esiste un nome preciso per indicare questa
generazione perduta: gli hikikomori. Anna Maria Caresta, giornalista
della redazione Cultura del Giornale Radio Rai, è andata nel paese
nipponico, ha incontrato giovani, operatori scolastici e sanitari e li
ha messi in parallelo con fenomeni analoghi esistenti nel nostro paese.
Ne è uscito il libro "Generazione Hikikomori" (editore Castelvecchi).
"Ho visto tanti giovani trascorrere tante, tante, troppe ore davanti
al computer. Li ho visti nella sale Lan, sale dove giocano con i
videogiochi collegandosi con persone anche dall'altra parte del mondo e
mi sono incuriosita e mi sono chiesta perché si passa così tanto tempo
davanti al computer e perché una generazione che apparentemente comunica
molto, poi finisce per comunicare meno o troppo poco?", racconta
Caresta.
"Ho scoperto che in Giappone c'erano gli Hikikomori, ragazzi chiusi
in loro stessi, chiusi in una sindrome che si chiama social-withdrawal,
ritiro sociale. Questo ritiro sociale colpisce spesso i giovani a volte
addirittura, dai 12-13 anni, con il ritiro scolastico. Poi a volte i
ragazzi si chiudono dentro se stessi, soprattutto nel periodo
adolescenziale. Ora questa sindrome, che è solo un disagio, non una
malattia, viene studiata, ma i ragazzi vanno presi presto e vanno
riportati alla loro vita normale, alla loro vita sociale, per questo ho
scritto Generazione Hikikomori", ha spiegato.