Le atrocità che i civili subiscono per una guerra in esclusivo uso degli oligarchi

"La guerra è orribile, ma mi ha purificata di tutto quel che era superfluo, irrilevante. Come potrei non essere riconoscente?".

Queste le parole scritte da Anna Politkovskayaja in un articolo per il suo giornale: il bisettimanale indipendente "Novaya Gazeta". Sembra quasi di leggere le parole che Oriana Fallaci ha scritto più volte nei suoi articoli sulla guerra del Viet-Nam prima e quella del Libano poi. Non ci si immerge negli orridi conflitti pensando di riemergere asciutti fuori perché più aridi dentro, poiché una guerra non è quella allegra scampagnata che molti ragazzi pensano essere, la guerra è una cosa terribile e orribile che non può non ferire nell'anima quando non nel fisico. Il libro appena uscito per Rizzoli "Un piccolo angolo d'inferno", accoglie articoli che la grande giornalista russa scrisse riguardo la seconda guerra cecena del 1999 - 2009 ma che possono essere sovrapposti anche per l'attuale guerra ucraina. Anche qui unico artefice è l'attuale presidente russo Vladimir Putin, ex dirigente dell'FSB nato sulle ceneri dell'ex KGB, che ha pensato "bene" di aggredire l'Ucraina pensando: male, che la guerra sarebbe stata una guerra lampo risolta nell'arco - di trionfo - di pochi giorni. Invece la lampo è stata la cerniera dei pantaloni che hanno finito per inculcare all'avversario una dolorosa sconfitta avvenuta in più momenti. Questo naturalmente non esclude le numerose battaglie condite con terribili bombardamenti che hanno causato decine e decine di migliaia di vittime (centomila, a quanto pare) sul territorio ucraino, generalmente fra i civili, e che fra loro non hanno risparmiato neppure i bambini. Costoro, se possibile, sono stati rapiti oltre che rapinati della loro infanzia, per essere affidati a "genitori" russi privi di figliolanza propria. Gli eserciti invasori hanno ripetuto la procedura già attivata in Cecenia dove non ci si è limitati a battaglie seppur feroci, ma anche a massacri non certo necessari e a stupri con vittime giovani e belle ragazze. Una giovane scema moglie di un altrettanto giovane nonché carogna soldato russo aveva detto così al maritino:

"Non violentare le ragazze, e se lo farai perlomeno evita di raccontarmelo!". È che i popoli in guerra hanno bisogno per meglio uccidere senza rimorsi di crearsi un nemico totale, così come negli anni Trenta e Quaranta del Novecento i tedeschi verso gli ebrei. Per poterli depredare prima e uccidere poi, e: prima ancora, seviziarli, umiliarli, spogliarli di ogni dignità. Anna Politkosvaja è stata uccisa il sette ottobre 2006, giorno del compleanno di Putin. Davvero un bel regalo per il dittatore russo, il de-nazificatore attuale che dopo tutto quello che ha combinato e scombinato parla ancora di de-nazificare quel territorio. La figlia di Anna: Vera. giornalista anch'essa, è in Italia per presentare il libro da lei scritto sulla madre. Ospite di varie trasmissioni, tra le quali "Che tempo che fa", Vera alla domanda se l'attività della madre sia servita, ha risposto di no. Eppure, seppure comprensibile, noi pensiamo che invece sì, che invece sia servita nel denunciare ed enunciare i crimini commessi dall'Uomo (e in questo caso proprio dell'uomo si tratta) perché è cosa necessaria affinché il resto del mondo sappia cosa sta succedendo, le cose terribili che soprattutto i civili subiscono in nome di una guerra che dopo tanto tempo ancora persiste spesso a esclusivo uso e consumo degli oligarchi detentori di un potere sempre più grande. Anna definiva "koverny", ossia pagliacci, quasi tutti i giornalisti russi di ultima generazione, il cui compito è di intrattenere il pubblico e glorificare lo status quo".
Affermazione che non posso non condividere.
Antonio Mecca

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