VIAGGIO NEI QUARTIERI ERP: VIALE CA’ GRANDA Sen. Franco Mirabelli
- 02 ottobre 2018 Cronaca
Prosegue il giro del senatore Franco Mirabelli nei quartieri di case popolari a Milano. Questa volta siamo andati nelle “case arancioni” di Viale Ca’ Granda del quartiere di Niguarda a incontrare il Comitato di Autogestione degli inquilini, che da soli si sobbarcano manutenzioni e spese.
Nelle prossime settimane, alla fine del giro, dovremmo riuscire a fare una presentazione di tutte le richieste emerse e degli interventi legislativi o degli atti amministrativi per farvi fronte.
Diana Comari
Non è la prima volta che incontriamo il Comitato di quel quartiere, che si trova a poche centinaia di metri dall’ospedale di Niguarda a Milano. Ci sono tutti i responsabili dell’autogestione che gestisce la manutenzione del verde, i piccoli interventi di manutenzione e, soprattutto, il riscaldamento. Un’esperienza che dura da molti anni e che, oltre a garantire la qualità e il controllo su quegli interventi, ha responsabilizzato la gran parte degli inquilini, tutti in affitto, a dedicare attenzione e cura al quartiere. Nonostante questo sia stato un fattore importante contro il degrado di cui va dato merito al Comitato, i problemi restano tanti e sono, anche in questo caso, da addebitare al gestore, ad Aler.
La stessa autogestione, anziché essere sostenuta e valorizzata dall’Ente di viale Romagna, viene messa costantemente in difficoltà dai ritardi con cui Aler paga i fornitori dei vari servizi e il combustibile per il riscaldamento nonostante siano gli inquilini, pagando le spese, a garantire i soldi necessari.
Ma il problema più urgente da affrontare, dopo che per anni è stato evidenziato senza che si sia fatto nulla, è quello del rifacimento delle facciate. Non è uno sfizio o un lusso. Semplicemente più passa il tempo e più, indebolendosi i giunti, nelle facciate si aprono ferite da cui entrano acqua e vento e che producono anche la pericolosissima caduta di mattonelle.
Da anni il Comitato chiede un intervento di manutenzione straordinaria per rifare il “cappotto” e sistemare il tetto da cui pure arrivano infiltrazioni fin dentro gli appartamenti degli ultimi piani. Da anni non si sta facendo nulla, a scapito della qualità dell’abitare e della stessa sicurezza delle persone. Le responsabilità di Regione Lombardia ed Aler su questo sono grandi e mi auguro che al più presto si metta in cantiere un intervento adeguato.
Sul fronte della sicurezza - che, vista la realtà del quartiere, è stato ed è un tema molto sentito - la situazione è migliorata dopo il blitz delle Forze dell’ordine che hanno sgomberato alcuni abusivi -che già in altri quartieri della zona si erano resi protagonisti di prepotenze, soprusi e di organizzare altre occupazioni - e hanno chiuso cento box che, come avevamo più volte denunciato, erano utilizzati per nascondere refurtiva e altre attività illegali. La situazione dei box resta degradata dalle sempre più significative infiltrazioni e dallo stato dei portelloni ma dal punto di vista della sicurezza è certamente migliorata.
Infine, resta il problema dell’abusivismo.
La stessa autogestione, anziché essere sostenuta e valorizzata dall’Ente di viale Romagna, viene messa costantemente in difficoltà dai ritardi con cui Aler paga i fornitori dei vari servizi e il combustibile per il riscaldamento nonostante siano gli inquilini, pagando le spese, a garantire i soldi necessari.
Ma il problema più urgente da affrontare, dopo che per anni è stato evidenziato senza che si sia fatto nulla, è quello del rifacimento delle facciate. Non è uno sfizio o un lusso. Semplicemente più passa il tempo e più, indebolendosi i giunti, nelle facciate si aprono ferite da cui entrano acqua e vento e che producono anche la pericolosissima caduta di mattonelle.
Da anni il Comitato chiede un intervento di manutenzione straordinaria per rifare il “cappotto” e sistemare il tetto da cui pure arrivano infiltrazioni fin dentro gli appartamenti degli ultimi piani. Da anni non si sta facendo nulla, a scapito della qualità dell’abitare e della stessa sicurezza delle persone. Le responsabilità di Regione Lombardia ed Aler su questo sono grandi e mi auguro che al più presto si metta in cantiere un intervento adeguato.
Sul fronte della sicurezza - che, vista la realtà del quartiere, è stato ed è un tema molto sentito - la situazione è migliorata dopo il blitz delle Forze dell’ordine che hanno sgomberato alcuni abusivi -che già in altri quartieri della zona si erano resi protagonisti di prepotenze, soprusi e di organizzare altre occupazioni - e hanno chiuso cento box che, come avevamo più volte denunciato, erano utilizzati per nascondere refurtiva e altre attività illegali. La situazione dei box resta degradata dalle sempre più significative infiltrazioni e dallo stato dei portelloni ma dal punto di vista della sicurezza è certamente migliorata.
Infine, resta il problema dell’abusivismo.
La decina di appartamenti occupati non sono tanti in confronto ad altre situazioni ma continuano a restarne troppi vuoti, che rimangono inutilizzati perché non si fanno quei piccoli interventi necessari per garantirne l’abitabilità.
Su questo pesa il ritardo con cui la Regione ha trasferito ai comuni i 500 milioni di euro stanziati dalla Legge per l’emergenza abitativa - di cui sono stato il relatore (ormai 4 anni fa) - e che solo ora sono nella disponibilità dei Comuni.
In conclusione, racconto come mi ha salutato uno degli inquilini, dopo essersi lamentato per alcuni piccoli episodi di vandalismo in quartiere: mi ha detto di vivere in una scala in cui risiedono per la maggioranza famiglie straniere e che sono tutte famiglie perbene “che non danno problemi”.
Lo racconto perché il tema dell’integrazione nei quartieri di Edilizia Residenziale Pubblica è spesso presentato come una questione esplosiva, mentre in realtà ci sono tanti luoghi dove la convivenza non dà problemi, anzi è vissuta come una ricchezza ed è giusto dirlo senza sottovalutare i problemi.
Su questo pesa il ritardo con cui la Regione ha trasferito ai comuni i 500 milioni di euro stanziati dalla Legge per l’emergenza abitativa - di cui sono stato il relatore (ormai 4 anni fa) - e che solo ora sono nella disponibilità dei Comuni.
In conclusione, racconto come mi ha salutato uno degli inquilini, dopo essersi lamentato per alcuni piccoli episodi di vandalismo in quartiere: mi ha detto di vivere in una scala in cui risiedono per la maggioranza famiglie straniere e che sono tutte famiglie perbene “che non danno problemi”.
Lo racconto perché il tema dell’integrazione nei quartieri di Edilizia Residenziale Pubblica è spesso presentato come una questione esplosiva, mentre in realtà ci sono tanti luoghi dove la convivenza non dà problemi, anzi è vissuta come una ricchezza ed è giusto dirlo senza sottovalutare i problemi.