La parola ai lettori. IL SIGNORE DELLE MOSCHE

Il titolo è riferito al romanzo Il signore delle mosche di William Golding dove dei ragazzini sperduti su un'isola senza la guida degli adulti si organizzano secondo la legge della sopraffazione.

Fermo a una fermata del tram, due ragazzini, ad essere generosi tredicenni, mi avvicinano e mi domandano una sigaretta. Rispondo loro che sono un po’ troppo giovani per fumare e che non posso dargliela. Non dicono nulla sul momento ma appena si spostano alle mie spalle, il più magrolino mi investe con una raffica di improperi, alcuni devo riconoscere alquanto fantasiosi, come mai mi era capitato prima: credo di aver stabilito il record europeo di insulti ricevuti in un così breve lasso di tempo. Scuro in volto e mani in tasca, mi volto, inclino il busto verso il triviale ed imberbe fanciullo e con un filo di voce gli intimo, senza alcun turpiloquio, anche perché ormai tutto il repertorio era già stato adoperato, di stare attento a come si rivolge ai più grandi. Mentre l’amico tenta di riportare lo scurrile marmocchio alla ragione, salgo sul mio tram ancora incredulo ma conscio che 20/30 fa se solo avessi detto "sciocco" a un adulto, non me la sarei cavata così a buon mercato.

Qualche giorno più tardi, mia moglie e io stiamo facendo due passi. Di fronte a noi tre amici: il più grande avrà quattordici anni. Stanno scrivendo con una bomboletta sul marciapiede: noto che non si tratta di vernice ma di schiuma da barba e lascio correre ma, ahimè, la bomboletta di lì a breve viene gettata nel mezzo della carreggiata mentre le auto stanno sfrecciando. Richiamo l’attenzione del terzetto e chiedo di buttare la bomboletta in uno dei numerosi cestini circostanti. Due scappano mentre il più paffuto rimane alla mercé dell’uomo brutto e cattivo: cerca di giustificarsi, spiegando che la bomboletta non è sua ma la mia faccia deve essere assai meno gentile delle mie parole e si affretta ad eseguire. Poco dopo, ho pensato che se i tre fossero stati solo qualche anno più grandicelli, a finire nel cestino sarei stato probabilmente io.

Questi sono solo un paio di esempi, tra i sempre più numerosi casi di ineducazione fanciullesca, ai quali mi è capitato di assistere di recente. Sono il primo a constatare che gli adulti sono certamente i peggiori e comunque non intendo lanciarmi in illazioni pedagogiche. Ma come dovrei comportarmi con un adolescente in errore? Ignorare ciò che vedo come la stragrande maggioranza o provare a farlo ragionare? E se il giovane in questione avesse voglia di menare le mani, cosa non più così rara, come dovrei reagire? Essere l’ennesimo esempio di come un imbelle e nobile civismo le prenda di santa ragione da una boriosa maleducazione giovanile o rischiare una denuncia per violenza su minore solo perché ho tentato di non finire al traumatologico?

Un tempo la società per intero ricopriva l’importante ruolo di educatrice collettiva ma oggi nessuno, genitori, scuola o adulti in generale, paiono interessarsi o addirittura sembrano intimoriti di fronte a ragazzini che necessitano una formazione. Se costoro cresceranno con i parametri (mal)educativi attuali, mi domando a quali problemi la nostra città andrà incontro in un prossimo futuro.

R.R.

 


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