ANGELI DEL MALE

Di Antonio Mecca
Puntata 3

Si frequentavano da due mesi, ormai. Il rapporto andava bene, anche se non si poteva definire un fidanzamento vero e proprio. Infatuazione era forse il termine giusto, infatuazione da parte di lui più che di lei, perché la ragazza di certo non provava gli stessi sentimenti. Era spesso nervosa, dura. E lui ne soffriva. 

- Sara, che hai? - le chiedeva allora. - Mi sembri una delle protagoniste del film di Almodovar: Donna sull’orlo di una crisi di nervi.

- Scherza, scherza… Pure per il sedere mi prendi? 

- Scherzavo per cercare di spezzare la tensione; tutto qui.

- Attento a non scherzare troppo, con la tensione: rischieresti di rimanere folgorato. E non certo sulla via di Damasco.

- Sono già stato folgorato, da te. Si può sapere cos’hai? – chiedeva si preoccupato. - Ti vedo sempre più cupa da qualche tempo a questa parte.

- È che sono a un punto morto, Angelo. Capisci? A un punto morto.

- Cosa vuoi dire?

- Che non riesco a decollare, ecco cosa voglio dire.

- A me sembra che tu sia richiesta continuamente dappertutto. 

- Essere richiesti dappertutto non significa avere successo. E soprattutto non significa essere richiesti da chi conta per davvero.

Non devi disperare per questo. È solo questione di tempo - cercava così di consolarla. Ma era inutile. Lei replicava furente:

- È solo questione di tempo, eh? Ma più il tempo passa e meno ci sono probabilità che io riesca a farcela. Oh, caro… - aveva aggiunto poi toccandogli teneramente un braccio. 

- Perché non vuoi capire? 

- Ti capisco, invece. Ma ugualmente mi sembra che tu esageri. Anche se non hai avuto il successo che desideri e meriti, sei stata lo stesso fortunata. Sei, come dicevo prima, molto richiesta e anche ben pagata. Certo, non sei ricca; ma non tutti possono esserlo e del resto questo

non mi sembra poi un gran male.

- Non sembrerà un gran male a te, ma io la penso diversamente. E comunque più di tanto non mi riuscirà di ottenere e questo sai perché? Perché somiglio troppo a Laura Castorini. Così mi ha detto Piero.

Piero era il suo principale. Piero Grignaschi, un giovane alto, biondo, dal volto perennemente abbronzato come se fosse appena disceso da una montagna innevata dopo aver passato il tempo a tu per tu con Dio, e forse da qui ne aveva mutuato il fare da Padreterno. Ad Angelo non era simpatico. Ma era il capo di Sara, e i suoi sentimenti per lui dovevano per forza passare in seconda linea. Quanto a Laura Castorini era una delle top model italiane più famose nel mondo, una ragazza bellissima che aveva scalato le vette del successo già da alcuni anni. Era vero. Sara somigliava a Laura. Nel tratto degli occhi, nel loro caldo colore, nei freddi zigomi di gitana. 

Angelo cercava di consolarla per quanto gli era possibile.

- Ti poteva andare peggio. Pensa se fossi stata simile a Tina Pica!

- Oh, al diavolo! Ti va sempre di scherzare. Come fai ad essere sempre così allegro?

- Sei tu che mi fai sentire così - diceva lui con improvvisa tenerezza. - Da quando ti conosco, per me è così.

Lei allora sembrava commuoversi.

- Sei molto caro, e ti voglio bene. Ma penso al futuro, e questo mi rende nervosa.

- Non c’è nulla di così terribile nello smettere di fare la modella.

- Forse. Ma io ho fatto dei sacrifici per potere ottenere quello che ho avuto. E non mi va di dovermi fermare solo per una stupida coincidenza: quella di assomigliare a Miss Castorini.

- E cosa pensi di fare, allora?

- Chi lo sa? Forse ucciderla. Se sparisse dalla circolazione, allora sì che si spalancherebbero le portedel successo. Anche Piero è dello stesso parere.

Lui aveva sorriso, ma l’espressione intravista nello sguardo di lei lo aveva reso perplesso.

C’era una luce strana nei suoi occhi. Come se… lo stesse sondando.

- Adesso mi pare che sia tu a scherzare. O forse no? - e così dicendo l’aveva squadrata con attenzione. Lei aveva fatto un gesto con la mano come a voler dire: lasciamo perdere. Dopodiché avevano cambiato argomento.

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