UNA STORIA METROPOLITANA
- 09 giugno 2020 Cultura
Di Albertina Fancetti
Puntata otto
Uscì di casa dirigendosi verso l’abitazione di Monica, che l’accolse con la solita vecchia aria di superiorità aumentata ora dalla recente esperienza nel famoso college di Edimburgo.
«Ah! È stata l’estate più bella della mia vita, ho conosciuto un sacco di gente interessante» - esordì
Monica con entusiasmo «le mie compagne di stanza erano due ragazze simpaticissime una tedesca e una spagnola, figlia di un diplomatico che mi ha invitato a passare le vacanze di fine anno nella sua villa a Marbella. Inoltre ho iniziato un rapporto con un ragazzo francese, si chiama Jean Claude, è molto ricco e affascinante. Pensa che possiede un piccolo yacht che tiene ancorato nel porto di Nizza. È innamorato perso di me, e naturalmente mi ha invitato per il ponte di novembre, dice che sulla Costa Azzurra il clima è sempre molto mite. Quindi credo proprio che quest’anno a Milano mi vedrete davvero poco…. Ma adesso dimmi di te». Le concesse magnanima dopo essersi lanciata in quel lungo monologo.
«L’unica novità interessante, almeno per me, è che Michele e io stiamo insieme» affermò Martina in un tono più bellicoso del dovuto, sperando di impedire a Monica qualsiasi commento sarcastico, che però non venne, mentre l’amica si limitava a guardarla con aria grave chiedendole:
«Martina, sei proprio sicura di quello che fai? Mi sembra così diverso da te e di sicuro appartiene a tutt’altro ambiente».
«Michele è un ragazzo meraviglioso e stare con lui mi fa sentire bene, non mi importa se non è ricco o istruito come il tuo Jean Claude, la cosa importante è che mi ami e mi accetti per quella che sono.»
«E ci mancherebbe altro!» rincarò Monica in tono acido. «Direi che a mettersi con te ha davvero tutto da guadagnare… E di Sabina, hai più saputo niente?»
«Certo che si, fa parte della nostra compagnia quindi la vedo tutti i giorni, so che sta passando un momento difficile, ma sono certa che si riprenderà» -l’aggiornò Martina ormai sulle difensive.
«Non mi dire che ti sei messa a frequentare il gruppo della Panchina dei Drogati?!» le chiese Monica con tono allarmato. Martina avvampò e con la voce resa stridula dalla tensione che le procurava quella conversazione rispose con impeto:
«Non tutti sono quello che sembrano, sono ragazzi normali e anche molto simpatici!»
«Ma per l’amor di Dio, ti sei bevuta il cervello! Cosa pensi che dirà tua madre quando lo verrà a sapere?»
«Lo sa già e non mi ha detto nulla, si vede che almeno lei ha fiducia in me» -mentì Martina.
«Ascoltami bene Martina» riprese Monica in tono conciliante: «Noi due ci conosciamo da diversi anni e siamo sempre andate d’accordo, ma in questa occasione temo che dovrai scegliere fra il continuare l’amicizia con me o frequentare quella gentaglia, compreso il tuo Michele, perché ti assicuro che le due cose non sono conciliabili»
«Se la pensi, così credo che non abbiamo altro da dirci» concluse Martina. «Ciao Monica, ti auguro un anno di splendide occasioni e divertimenti con i tuoi nuovi amici».
«Grazie, auguro lo stesso anche a te» - ribatté Monica con sarcasmo.
Le due ragazze si separarono e Martina uscì molto triste dalla casa della amica, anche se la reazione di Monica era prevedibile.
« Sono fuori solo da mezz’ora, faccio in tempo a passare dai giardinetti prima che la mamma se ne accorga» decise Martina avviandosi, incurante delle tenebre che erano ormai scese.
I giardinetti erano deserti, solo la panchina sotto la pianta sembrava affollata come al solito, a malapena illuminata dalla luce fioca del lampione. Martina si avvicinò in cerca di conforto, Michele e Roberto erano seduti vicini, con la testa ciondoloni, lo sguardo perso, gli occhi ridotti a due fessure.
«Ciao Michele!» esclamò senza riuscire ad afferrare il significato della situazione, mentre un ondata di gelo le stringeva lo stomaco.
«Ciao amore, cosa ci fai qui» le rispose Michele con voce strascicata, come se fosse stato appena svegliato da un sonno pesantissimo. Roberto non alzò neppure la testa, mentre Nino attraversava la pista di pattinaggio barcollando, i suoi movimenti erano lenti come quelli di un nuotatore subacqueo. Martina li guardò smarrita, tutto intorno alla panchina erano sparsi barattoli vuoti di Dan Up, lo yogurt da bere tanto caro agli eroinomani, ma questo lei ancora non lo sapeva. Sentì un fruscio alla sua sinistra, i rami della pianta vennero spostati, nel pallido cerchio di luce apparve Sabina, con il braccio sinistro teso in avanti, guardava inebetita le gocce di sangue che ancora uscivano dal buco che si era appena fatta. Allora Martina non poté più fingere di non capire e scoppiò in lacrime di rabbia e di delusione:
«Siete tutti dei bastardi!» Urlò con voce ferita. «Mi fate schifo!» e scappò via dopo aver tirato un ceffone a Sabina. Si sentiva tradita da tutti, profondamente disgustata, ma soprattutto terribilmente spaventata.
Martina vomitava piegata sulla tazza del water, dopo una notte insonne durante la quale aveva versato tutte le sue lacrime.
« Nel giro di una sera ho perso tutto» pensava sconsolata. « Il mio ragazzo e la mia migliore amica».
Si trascinò in cucina dove sua madre era affaccendata nei preparativi per la prima colazione.
«Che cosa ti è successo Martina? Hai un aspetto orribile?»le chiese la mamma, allarmata alla vista dei suoi occhi gonfi e del suo viso stravolto dalla sofferenza.
«Niente…» balbettò Martina scoppiando di nuovo in singhiozzi.
«Ieri sera ti ho sentito rientrare presto, hai forse litigato con Monica?»
«Ti prego lasciami in pace!» strillò Martina con voce stridula fuggendo in camera sua.
«Non so più come prenderla!» Sbottò sua madre rivolgendosi al marito che stava entrando in cucina.
«Non devi prendertela Carla, l’età dell’adolescenza è sempre stata la più difficile, abbi pazienza e vedrai che anche questo periodo passerà» - rispose.
«Vorrei aiutarla, ma non mi riesce proprio di stabilire con lei un rapporto di confidenza» concluse la moglie.
«Ciao mamma, cosa c’è per colazione? Ho una fame da lupi!». Simone irruppe in cucina seguito da Davide che si lanciò sulle ciambelle fragranti di forno.
Lei si rasserenò alla vista dei suoi due ragazzi, allegri e affamati, pronti ad affrontare la giornata con il piede giusto.
« Tutto sommato due su tre è ancora una buona media…» pensò tra sé cercando di sdrammatizzare la scenata spiacevole di poco prima.