8 MARZO 1924 NASCE WALTER CHIARI
- 20 marzo 2024 Cultura
Questo 2024 sarebbe stato anche il centesimo anno di età di Walter Chiari, nato l'otto marzo 1924 a Verona da genitori pugliesi e cresciuto a Milano dall'età di nove anni. Otto Marzo, festa della donna. E che festa per la donna ammirare un uomo come Walter Chiari; fu fino a tutti gli anni Sessanta, bello, simpatico, di buon carattere. Per decenni Walter Annicchiarico detto Chiari
monopolizzò le platee teatrali e televisive con la messa in scena di lavori suoi o scritti da altri (Marcello Marchesi in primis) ma sempre rivisti da lui (soprattutto nella rivista), che con la sua intelligente sensibilità, la sua cultura autoctona, l'umorismo insito in lui suscitava nel pubblico, che andava a vederlo e ad ascoltarlo, tanto buonumore. Fu anche attore di cinema, Walter Chiari, e con i suoi oltre cento film a partire dal 1947 con "Vanità", per poi finire nel 1991 con "Capitan Cosmo", soprattutto nel ventennio Cinquanta- Sessanta Chiari spopolò in film generalmente prodotti per la massa, non sempre buoni film ma certamente sempre ben interpretati da lui e da altri suoi esimi colleghi (Mario Riva, Mario Carotenuto, Carlo Campanini, Raimondo Vianello, Gianrico Tedeschi) più molte splendide donne delle quali fu spesso fidanzato quali Lucia Bosè, Ava Gardner, Valeria Fabrizi, Delia Scala. Perché di donne: belle, simpatiche e qualche volta anche brave Chiari ne amò tante, e sempre serbò di loro, e loro qualche volta di lui, un buon ricordo. Con una: Alida Chelli, ebbe anche un figlio: Simone, con il quale ebbe quel rapporto splendido che solo tra un padre e un figlio può talvolta intercorrere. E Simone Annicchiarico, in coppia con il giornalista Michele Sancisi, ha scritto un libro (444 pagine), che ripercorre l'esistenza di un attore di grande bravura, di enorme impatto con il pubblico, che purtroppo una brutta storia di droga stroncò nel 1970 affibbiandogli tre mesi di carcere e tre anni di ostracismo dalla Tv pubblica. Con il cinema c'è da chiedersi come mai questo splendido attore non conobbe il successo che meritava che non gli arrise come ai suoi celebri colleghi Tognazzi, Sordi, Gassman, Totò. Forse la risposta sta nel fatto che Walter Chiari non recitò quasi mai sopra le righe, non fu quasi mai brutto o ridicolo o entrambe le cose per poter meglio suscitare il riso. Walter fu bello, scattante, piacevole da vedere e da ascoltare, rispettoso verso il pubblico degli adulti e soprattutto dei bambini, essendo rimasto egli stesso un po' bambino. Forse se la prima soubrette alla quale si affiancò non lo avesse sfiancato con l'uso e l'abuso della cocaina Chiari si sarebbe risparmiato molti fastidi e altri li avrebbe evitati ai suoi amici e colleghi (Lelio Luttazzi su tutti). Resta il fatto che noi spettatori dobbiamo giudicare questi personaggi per quello che riuscivano a dare a noi del pubblico, e non per il loro comportamento. Dispiace anche il fatto che la sua tomba si trovi inchiavardata in un mausoleo presente al Cimitero Monumentale di Milano rendendocelo assente a tempo pieno, ed impedendoci così di potergli portare un fiore, accendere un lumino e ammirarlo in una sua bella foto posata sulla lapide, per meglio ringraziarlo di tutto il bello e il buono che nella finzione scenica ha saputo donarci. Finzione che nello spettacolo è la sola realtà che conta.
Antonio Mecca
monopolizzò le platee teatrali e televisive con la messa in scena di lavori suoi o scritti da altri (Marcello Marchesi in primis) ma sempre rivisti da lui (soprattutto nella rivista), che con la sua intelligente sensibilità, la sua cultura autoctona, l'umorismo insito in lui suscitava nel pubblico, che andava a vederlo e ad ascoltarlo, tanto buonumore. Fu anche attore di cinema, Walter Chiari, e con i suoi oltre cento film a partire dal 1947 con "Vanità", per poi finire nel 1991 con "Capitan Cosmo", soprattutto nel ventennio Cinquanta- Sessanta Chiari spopolò in film generalmente prodotti per la massa, non sempre buoni film ma certamente sempre ben interpretati da lui e da altri suoi esimi colleghi (Mario Riva, Mario Carotenuto, Carlo Campanini, Raimondo Vianello, Gianrico Tedeschi) più molte splendide donne delle quali fu spesso fidanzato quali Lucia Bosè, Ava Gardner, Valeria Fabrizi, Delia Scala. Perché di donne: belle, simpatiche e qualche volta anche brave Chiari ne amò tante, e sempre serbò di loro, e loro qualche volta di lui, un buon ricordo. Con una: Alida Chelli, ebbe anche un figlio: Simone, con il quale ebbe quel rapporto splendido che solo tra un padre e un figlio può talvolta intercorrere. E Simone Annicchiarico, in coppia con il giornalista Michele Sancisi, ha scritto un libro (444 pagine), che ripercorre l'esistenza di un attore di grande bravura, di enorme impatto con il pubblico, che purtroppo una brutta storia di droga stroncò nel 1970 affibbiandogli tre mesi di carcere e tre anni di ostracismo dalla Tv pubblica. Con il cinema c'è da chiedersi come mai questo splendido attore non conobbe il successo che meritava che non gli arrise come ai suoi celebri colleghi Tognazzi, Sordi, Gassman, Totò. Forse la risposta sta nel fatto che Walter Chiari non recitò quasi mai sopra le righe, non fu quasi mai brutto o ridicolo o entrambe le cose per poter meglio suscitare il riso. Walter fu bello, scattante, piacevole da vedere e da ascoltare, rispettoso verso il pubblico degli adulti e soprattutto dei bambini, essendo rimasto egli stesso un po' bambino. Forse se la prima soubrette alla quale si affiancò non lo avesse sfiancato con l'uso e l'abuso della cocaina Chiari si sarebbe risparmiato molti fastidi e altri li avrebbe evitati ai suoi amici e colleghi (Lelio Luttazzi su tutti). Resta il fatto che noi spettatori dobbiamo giudicare questi personaggi per quello che riuscivano a dare a noi del pubblico, e non per il loro comportamento. Dispiace anche il fatto che la sua tomba si trovi inchiavardata in un mausoleo presente al Cimitero Monumentale di Milano rendendocelo assente a tempo pieno, ed impedendoci così di potergli portare un fiore, accendere un lumino e ammirarlo in una sua bella foto posata sulla lapide, per meglio ringraziarlo di tutto il bello e il buono che nella finzione scenica ha saputo donarci. Finzione che nello spettacolo è la sola realtà che conta.
Antonio Mecca