A CACCIA D AUTOGRAFI

Tra le innumerevoli e innocenti manie che assillano la vita pubblica, quella di andare a caccia di autografi corredati da una dedica di un libro, un disco, una foto, è di certo fra le più innocue. Portare a casa uno di questi oggetti per poi rileggerne la scrittura e in calce alla dedica la firma, passarne magari il polpastrello quasi si fosse ciechi e si credesse di utilizzare il carattere braille è cosa forse ridicola, probabilmente assurda, ma di certo comprensibile. Siamo esseri umani, per cui collezionare le firme dei nostri idoli - temporanei o eterni - è di sicuro da capire. Poi, con il passare degli anni, anche la passione per determinati personaggi può finire per perdere la sua determinazione, e venire sostituita da altre passioni superiori o - perché no? - inferiori. Perciò sarebbe cosa buona e giusta se colui o colei che ricevesse la richiesta di un autografo, se ne sentisse grato e la onorassero di una calligrafia comprensibilmente nitida. Invece capita sovente che chi è chiamato ad apporre la propria firma, dopo magari avere scritto una dedica comprensibile ai più, la concluda con un nome e un cognome assolutamente incomprensibili, quasi uno sfregio a corollario delle precedenti parole messe nella dedica. Firme che ci vuole l'analista medico per decifrarle, e delle quali sono riconoscibili a stento solo alcune lettere; per il resto: buio profondo. Non sono un malato cronico di firme celebri, ma neppure un collezionista temporaneo di firme in calce a un assegno, che mi possa servire per evitare di essere asservito alla padronanza. Fra quelli che ho richiesto di persona oppure su Internet (e di questi ultimi non sempre ci si può fidare, vista la truffa sempre in agguato) la firma più bella è stata per me quella della altrettanto bella Audrey Hepburn, alla base di una splendida fotografia in bianco e nero di una Audrey ancora molto giovane, firma eseguita con un pennarello blu. Oppure le due foto di Mickey Spillane, comprensive di dedica e firma leggibilissime. Per cui Spillane sarà stato anche un reazionario, un fascista, un antifemminista, ma: a parte il fatto che sapeva scrivere - bene - i propri romanzi e racconti, ha saputo dimostrare anche nei confronti dei suoi lettori rispetto e comprensione. Stessa cosa dicasi per i suoi colleghi Ed McBain, Agatha Christie e - al di là della narrativa di genere - Giuseppe Marotta, Raffaele La Capria, Giuseppe Antonio Borgese, Alessia Gazzola, Sophie Kinsella. In quanto ai firmatari confusionari un "Niet" va a gente come Federico Moccia, Samantha Cristoforetti, Maurizio De Giovanni. Costoro, che quando eseguono la firma da destinare a gente importante - almeno per loro - la eseguono con tutti i crismi, quando invece devono destinarla ai propri ammiratori concedono una sorta di schizzo che può venire accomunato a uno  scaracchio che finisce per rappresentare appieno la supposta simpatia che provano verso la massa di ammiratori (ed acquirenti, non dimentichiamolo, anche se loro tendono a farlo) dei propri prodotti. Una supposta che provoca solo dolore senza neppure i benefici che detto farmaco è solito concedere.
Antonio Mecca

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