ACCADDE IL 15 GENNAIO
- 15 gennaio 2023 Cultura
15 gennaio 1993 – Viene catturato e arrestato Salvatore Riina. Il latitante viene arrestato dai Carabinieri mentre percorre in auto la circonvallazione di Palermo, assieme al boss di San Lorenzo Salvatore Biondino. Riina è disarmato e non oppone resistenza. Era latitante dal 1969.
Salvatore Riina, detto Totò (Corleone, 16 novembre 1930 – Parma, 17 novembre 2017), è stato un criminale italiano, boss di Cosa nostra e considerato il capo dell'organizzazione dal 1982 fino al suo arresto, avvenuto il 15 gennaio 1993.
È stato ritenuto il più potente, pericoloso e sanguinario componente di tutta Cosa nostra in quegli anni, talvolta menzionato come il capo dei capi. Veniva indicato anche con i soprannomi u curtu, per via della sua bassa statura (158 cm), e La Belva, per indicare la sua brutalità sanguinaria.
Nell'estate del 1992 fu il principale responsabile della strage di Capaci e della strage di via D'Amelio. L'8 gennaio 1993, il collaboratore Balduccio Di Maggio rivelò ai Carabinieri di Novara dove si trovava il "covo" di Riina, una villa con palme nel centro di Palermo[40], che incrociava via Bernini 55[41], dove aveva trascorso venticinque anni di latitanza. La casa non era distante dai luoghi nei quali il clan svolgeva abitualmente i propri affari e dove nel 2018 fu scoperto anche il figlio dell'autista e fiduciario di Riina, il mafioso Salvatore Biondino. L'arresto avvenne a un chilometro e quindici minuti di auto dalla ventennale sua dimora.[40] Il 15 gennaio del 1993 fu catturato dal CRIMOR (squadra speciale dei ROS guidata dal Capitano Ultimo). Riina, latitante dal 1969, venne arrestato al primo incrocio davanti alla sua villa, in via Bernini n. 54, insieme al suo autista Salvatore Biondino, a Palermo. Nella villa aveva trascorso alcuni anni della sua latitanza, insieme alla moglie Antonietta Bagarella e ai suoi figli. L'arresto fu favorito dalle dichiarazioni rese nei giorni precedenti al generale dei carabinieri Francesco Delfino dall'ex autista di Riina, Baldassare (Balduccio) Di Maggio, che decise di collaborare per ritorsione verso Cosa Nostra, che lo aveva condannato a morte.