ACCADDE IL 19 LUGLIO
- 19 luglio 2023 Cultura
· 19 luglio 1992 – Palermo: a pochi mesi dalla strage di Capaci, viene ucciso dalla mafia il procuratore della Repubblica Paolo Borsellino assieme a cinque agenti della sua scorta nella strage di via d'Amelio
Paolo Emanuele Borsellino (Palermo, 19 gennaio 1940 – Palermo, 19 luglio 1992) è stato un magistrato italiano, vittima di Cosa nostra nella strage di via D'Amelio assieme ai cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche prima
donna della Polizia di Stato a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Assieme a Giovanni Falcone, collega e amico d'infanzia fino alla morte, Paolo
Borsellino è considerato una delle personalità più importanti e prestigiose
nella lotta alla mafia in Italia e a livello internazionale.
Il 19 luglio 1992,
dopo aver pranzato a Villagrazia di Carini con
la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia, Paolo Borsellino si recò insieme
alla sua scorta in via D'Amelio, dove vivevano sua madre e sua sorella Rita.
Alle 16:58 una Fiat 126 imbottita di tritolo, che era parcheggiata sotto l'abitazione della madre,
detonò al passaggio del giudice, uccidendo oltre a Borsellino anche i cinque
agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
L'unico sopravvissuto fu l'agente Antonino Vullo, scampato
perché al momento della deflagrazione stava parcheggiando uno dei veicoli della
scorta.[82]
Il 24 luglio circa 10 000 persone
parteciparono ai funerali privati di Borsellino (i familiari rifiutarono il
rito di Stato: la moglie Agnese, infatti, accusava il governo di non aver
saputo proteggere il marito, e volle una cerimonia privata senza la presenza
dei politici), celebrati nella chiesa di Santa Maria Luisa di Marillac,
disadorna e periferica, dove il giudice era solito sentir messa, quando poteva,
nelle domeniche di festa. L'orazione funebre fu pronunciata da Antonino Caponnetto, il
vecchio giudice che aveva diretto l'ufficio di Falcone e Borsellino: «Caro
Paolo, la lotta che hai sostenuto dovrà diventare e diventerà la lotta di
ciascuno di noi». Pochi i politici: il presidente Scalfaro, Francesco Cossiga, Gianfranco Fini, Claudio Martelli. Il funerale è commosso e composto,
interrotto solo da qualche applauso. Qualche giorno prima, i funerali dei 5
agenti di scorta si erano svolti nella Cattedrale di Palermo, ma
all'arrivo dei rappresentanti dello Stato (compreso il neopresidente della
Repubblica Italiana Oscar Luigi Scalfaro), una
folla inferocita sfondò la barriera creata dai 4000 agenti chiamati per
mantenere l'ordine, mentre la gente, strattonando e spingendo, gridava: "Fuori
la mafia dallo Stato". Il Presidente della Repubblica venne tirato
fuori a stento dalla calca, venne spintonato anche il capo della polizia.[83]
La salma è stata tumulata nel Cimitero di Santa Maria di Gesù a
Palermo.
Pochi giorni prima di essere ucciso, durante un
incontro organizzato dalla rivista MicroMega, così come in un'intervista televisiva con Lamberto Sposini, Borsellino aveva parlato della sua condizione di
"condannato a morte". Sapeva di essere nel mirino di Cosa Nostra e
sapeva che difficilmente la mafia si lascia scappare le sue vittime designate.