ACCADDE IL 21 LUGLIO
- 21 luglio 2023 Cultura
·
21 luglio 2001 – Genova: durante lo
svolgimento del G8 viene
assaltata la scuola
Diaz da 275 agenti di Polizia in tenuta
antisommossa, provocando il ferimento di 63 delle 93 persone che dormivano
all'interno della scuola
I fatti
della scuola Diaz sono avvenuti durante lo svolgimento del G8 di Genova nel
2001, nel quartiere di Albaro,
a Genova.
La sera del 21 luglio 2001,
tra le ore 22 e mezzanotte, nelle scuole Diaz-Pertini e Pascoli, divenute
centro del coordinamento del Genoa Social Forum, guidato da Vittorio Agnoletto, facevano irruzione i Reparti mobili della Polizia di Stato con
il supporto operativo di alcuni battaglioni dei Carabinieri.
Furono fermati 93 attivisti e furono portati in ospedale 61 feriti, dei quali
tre in prognosi riservata e uno in coma. Il primo giornalista a entrare nella
scuola Diaz fu Gianfranco Botta e le sue immagini fecero
il giro del mondo: finirono sotto accusa 125 poliziotti, compresi dirigenti e
capisquadra, per quello che fu definito un pestaggio da "macelleria messicana" dal vicequestore
Michelangelo Fournier.
Durante il G8 ci
furono diversi scontri tra manifestanti e forze dell'ordine, in particolar modo episodi
violenti da parte delle forze dell'ordine vennero segnalati nella scuola Diaz.
Dopo l'attacco alcuni manifestanti, accampati all'interno del centro operativo
per passare la notte, finirono in ospedale, mentre altri passarono la notte nella
caserma del reparto mobile di Genova Bolzaneto. All'operazione di polizia ha
preso parte un numero tutt'oggi imprecisato di agenti: la Corte di Appello di
Genova, pur richiamando questo fatto nelle motivazioni della sentenza di
secondo grado, basandosi sulle informazioni fornite durante il processo dal
questore Vincenzo Canterini, lo stima in circa "346 Poliziotti, oltre a
149 Carabinieri incaricati della cinturazione degli edifici"[6].
I seguenti
procedimenti penali contro i responsabili delle violenze e di irregolarità e
falsi nelle ricostruzioni ufficiali, si sono svolti nei successivi tredici
anni, risultando nella maggior parte dei casi conclusi con assoluzioni dovute
all'impossibilità di individuare i diretti responsabili delle stesse o per
l'intervenuta prescrizione dei reati.
Nell'aprile
del 2015 la Corte europea dei diritti dell'uomo,
condannando lo Stato italiano al pagamento di un risarcimento di
45 000 euro nei confronti di Arnaldo Cestaro, uno dei feriti che aveva fatto
ricorso alla corte, ha evidenziato come durante l'operazione fossero avvenuti
eventi contrari agli articoli 3, 6 e 13 della Convenzione
europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali,
relativo alla tortura e alle condizioni e punizioni degradanti e inumane[7][8].
Il 22 giugno 2017 la
stessa Corte ha nuovamente condannato l'Italia per i fatti della scuola Diaz,
riconoscendo che le leggi dello Stato risultano inadeguate a punire e a
prevenire gli atti di tortura commessi dalle forze dell’ordine.