ACCADDE IL 26 APRILE

26 aprile 1986 – Disastro di Cernobyll. A Cernobyl in Unione Sovietica, l'esplosione in una centrale elettronucleare provoca immediatamente trentuno vittime. Nei giorni seguenti una nube radioattiva contaminerà buona parte dell'Europa. Le conseguenze sulla popolazione locale dureranno per decenni;




Il nome di Cernobyl divenne famoso in tutto il mondo dopo il 26 aprile del 1986 quando il reattore dell'unità 4 della centrale elettronucleare esplose, in seguito a gravi errori del personale, nello specifico del Caposala Anatolij Djatlov che manteneva le procedure al di sotto dei limiti consentiti per i test e ignorava gli allarmi che segnalavano la mancanza d'acqua nel reattore.

A questo si sommarono gli errori di progettazione compiuti molti anni prima nella costruzione del reattore, creato con materiale leggero per mancanza di fondi.

La notte del 26 aprile 1986, durante l'esecuzione di un test nella locale centrale elettronucleare nel corso di una simulazione di guasto al sistema di raffreddamento, le barre di uranio del nocciolo del reattore nucleare si surriscaldarono fino alla fusione del nocciolo del reattore nº 4, con due conseguenti esplosioni non nucleari, ma con effetto in termini di contaminazione ambientale 200 volte superiore a quello di Hiroshima e Nagasaki, che fecero scoperchiare la copertura e disperdere nell'atmosfera grandi quantità di vapore contenente particelle radioattive.

All'inizio fu detto alla popolazione che nessuno era in pericolo e fu comunicato al governo che la radioattività era bassa, ma alcuni abitanti intimiditi da alcune voci scapparono, mentre altri non credevano che si trattasse di una catastrofe. Dodici ore dopo l'accaduto, a causa del vento le radiazioni arrivarono nei pressi di una centrale nucleare in Svezia. Il governo svedese chiese spiegazioni alle autorità sovietiche. Per effetto di questa richiesta 36 ore dopo l'incidente fu quindi dichiarato lo stato d'emergenza. Arrivarono mille pullman per prelevare 350 mila persone dalla città e dintorni. Fu detto agli abitanti che sarebbe stato solo un allontanamento temporaneo di tre giorni, ma la popolazione non fece più ritorno.

Furono necessari 15 giorni per spegnere parte dell'incendio e avviare la costruzione di una struttura di contenimento, chiamata sarcofago e costata circa un miliardo di dollari, per ricoprire poi il reattore distrutto. Intervennero 600.000 tra vigili del fuoco, medici e militari, detti i "liquidatori".

Le conseguenze sulla popolazione locale furono molto forti nelle prime fasi dell'incidente e durano ancora malgrado i decenni trascorsi.

Nei successivi 14 giorni la nube radioattiva trasportata dal vento arrivò in tutta Europa e raggiunse il Mediterraneo.

La centrale di Cernobyl è stata mantenuta in funzione a regime parziale, continuando a fornire energia elettrica alla città di Kiev fino all'anno 2000, quando l'ultimo reattore in esercizio è stato spento.

Nel 1986 a Cernobyl vi erano circa 13 mila abitanti, nel 2019 erano circa 1.054 persone a risiedere nella cittadina.


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