ACCADDE IL 27 LUGLIO

·        27 luglio 1993 – L'Italia è colpita da tre auto bomba esplose quasi contemporaneamente dopo le 23.15: una a Milanonei giardini di Via Palestro, dove muoiono sei persone (quattro vigili del fuoco, un vigile urbano e un immigrato marocchino); due a Roma, danneggiando gravemente la Chiesa di San Giorgio al Velabro e la Basilica di San Giovanni in Laterano.

 

La strage di via Palestro è stato un attentato terroristico compiuto da Cosa nostra a Milano la sera del 27 luglio 1993.

Nel maggio 1993 alcuni mafiosi di Brancaccio e Corso dei Mille (Giuseppe Barranca, Gaspare Spatuzza, Cosimo Lo Nigro, Francesco Giuliano) provvidero a macinare e confezionare altro esplosivo in una casa fatiscente a Corso dei Mille, sempre messa a disposizione da Antonino Mangano (capo della famiglia di Roccella); a metà luglio le due balle di esplosivo vennero nascoste in un doppiofondo ricavato nel camion di Pietro Carra (autotrasportatore che gravitava negli ambienti mafiosi di Brancaccio), che le trasportò ad Arluno, in provincia di Milano, insieme a Lo Nigro, che portò con sé una miccia e altro materiale: ad Arluno, Carra e Lo Nigro furono raggiunti da una persona che li condusse in una stradina di campagna, dove scaricarono l'esplosivo[2]. Il 27 luglio Lo Nigro e Giuliano giunsero a Roma, provenendo da Milano, per organizzare anche gli attentati alle chiese di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro.

La sera del 27 luglio l'agente di polizia locale Alessandro Ferrari notò la presenza di una Fiat Uno (che risulterà poi rubata qualche ora prima) parcheggiata in via Palestro, di fronte al Padiglione di arte contemporanea, da cui fuoriusciva un fumo biancastro e quindi richiese l'intervento dei vigili del fuoco, che accertarono la presenza di un ordigno all'interno dell'auto; tuttavia, qualche istante dopo, l'autobomba esplose e uccise l'agente Alessandro Ferrari e i vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno ma anche l'immigrato marocchino Moussafir Driss, che venne raggiunto da un pezzo di lamiera mentre dormiva su una panchina.

L'onda d'urto dell'esplosione frantumò i vetri delle abitazioni circostanti e danneggiò anche alcuni ambienti della vicina Galleria d'arte moderna, provocando il crollo del muro esterno del Padiglione di arte contemporanea. Durante la notte esplose una sacca di gas formatasi in seguito alla rottura di una tubatura causata dalla deflagrazione, che procurò ingenti danni al padiglione, ai dipinti che ospitava e alla circostante Villa Reale.

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