ACCADDE IL 7 AGOSTO
- 07 agosto 2021 Cultura
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7 agosto1998 – Attentati alle ambasciate statunitensi
del 1998: gli attentati alle ambasciate statunitensi di Dar es Salaam (Tanzania), e Nairobi (Kenya), uccidono 224 persone e ne feriscono
oltre 4.500
Gli attentati alle ambasciate statunitensi del 1998 colpirono
le sedi diplomatiche degli Stati Uniti in Kenya e Tanzania il 7 agosto del 1998.
Furono rivendicati da Osama bin Laden e dall'organizzazione da lui
guidata, al-Q?‘ida, e sono considerati fra i più importanti
attacchi terroristici contro gli Stati Uniti
perpetrati prima degli attentati dell'11 settembre 2001.[senza fonte] Il
numero complessivo delle vittime fu di 224 morti e circa 4000 feriti.
I due attacchi avvennero a Nairobi e Dar es Salaam la mattina del 7 agosto 1998,
quasi simultaneamente, intorno alle 10:45 ora locale. La data era la ricorrenza
dell'arrivo delle truppe americane sul suolo saudita durante la prima guerra del Golfo. In
entrambi i casi, le ambasciate furono colpite dalla deflagrazione di ordigni
esplosivi.
L'esplosione a Nairobi fu la più violenta delle
due, e fu udita a oltre 30 km di distanza. L'ambasciata statunitense fu
distrutta, e anche diversi edifici circostanti risultarono gravemente
danneggiati. Le vittime accertate furono 212, con circa 4000 feriti. A Dar es
Salaam fu danneggiata la struttura dell'ambasciata, con 11 morti e 85 feriti.
In entrambi i casi, quasi tutte le vittime erano africani; complessivamente persero la vita solo 12 cittadini
statunitensi, tutti a Nairobi.
Gli attentati furono rivendicati da Osama bin Laden, ma le motivazioni non furono mai del tutto chiarite. In
alcuni messaggi, bin Laden sostenne che nelle ambasciate colpite era stato
programmato il genocidio ruandese; in altre occasioni sostenne che la motivazione
era stata l'invasione della Somalia nell'operazione Restore Hope, o l'intenzione degli Stati Uniti di dividere il Sudan in due nazioni separate.
In risposta agli attentati, l'allora Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton ordinò il bombardamento di obiettivi militari in Sudan (la fabbrica farmaceutica di
Al-Shifa) e Afghanistan il 20 agosto. Questa
rappresaglia ebbe conseguenze molto controverse in Sudan, dove i missili
colpirono una fabbrica farmaceutica la cui produzione
copriva il 50% del fabbisogno nazionale. L'amministrazione statunitense
sostenne di avere prove certe che nella fabbrica si producessero anche armi chimiche, ma le successive indagini di diversi gruppi
indipendenti internazionali e statunitensi e la testimonianza dei tecnici
italiani che lavoravano nella fabbrica provarono che l'accusa era infondata.
Oltre alla risposta militare, l'amministrazione
clintoniana mise alcuni sospetti sulla lista delle persone più ricercate dalla
giustizia degli Stati Uniti.