ALAIN DELON RIVIVE IN 80 FILM

Con la scomparsa di Alain Delon, l'attore francese nato l'otto novembre 1935 nell'Ile de France e morto il diciotto agosto di quest'anno, sempre in Francia, scompare anche uno degli ultimi rappresentanti di quel cinema internazionale di altri tempi che tanto ha saputo dare al mondo dello spettacolo cinematografico, passando da un genere all'altro ma quasi sempre di stampo d'azione - cappa e spada, western, guerra. Sebbene Delon ottenne successo inizialmente con film che mettevano in risalto la sua contorta psiche di giovane disadattato, che attinge al suo passato recente recante le stigmate di giovane uomo contrastato da un destino spietato. Alain, dopo la separazione dei genitori, finì ancora bambino in collegio rimanendovi fino all'età adolescenziale, per poi intraprendere vari mestieri che erano ripieghi atti a consentirgli di andare avanti quali: cameriere, facchino, salumiere. Esordì nel cinema nel 1957 nel primo di 80 film (Asterix ai giochi olimpici, 2008, fu l'ultimo). Ebbe molte donne, spesso attrici e sempre belle, ma l'amore nei confronti dell'attrice austriaca Romy Schneider fu quello più importante. Dopo il ruolo di "Rocco e i suoi fratelli", nel film capolavoro di Luchino Visconti, tornò a lavorare con il regista milanese nel 1963 ne "Il Gattopardo", tratto dal capolavoro letterario di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che per la miopia dei suoi illustri esaminatori (Elio Vittorini in testa) gli venne rifiutato. Fu poi Giangiacomo Feltrinelli a pubblicarlo, quando però lo scrittore era nel frattempo morto. Esattamente dieci anni dopo, nel 1973, tornò a lavorare al fianco di Burt Lancaster nel film di spionaggio "Scorpio", nel ruolo di un sicario della CIA che ha ricevuto l'incarico di uccidere il collega: Lancaster, accusato di fare il doppiogioco. Ho avuto modo di incontrare Alain Delon negli studi Mediaset prima di uno scherzo - vero o presunto - a lui indirizzato. Doveva essere il 1995, lui era bello e lo scherzo (Ideato da Marco Balestri) consisteva nel fargli muovere la sedia sulla quale stava seduto in maniera pazza, dove l'attore reagiva sorridendo simpaticamente. Prima della registrazione era stato lasciato con noi tecnici, ai quali si avvicinava a singhiozzo stringendo la mano. E fu così anche con me. Stupidamente non ne approfittai per fargli qualche domanda su alcuni dei film da lui interpretati, e fu un peccato visto che conosceva l'italiano e lo parlava molto bene. Alain Delon pur privo di autentica simpatia ed empatia resta comunque quel grande attore che è stato, e sebbene la sua grande bellezza era andata via via scomparendo rendendogli la vita ancora più amara, verrà ricordato da tutti noi di una certa età per la bellissima persona che fu, i cui ruoli cinematografici lo hanno reso ancora più affascinante e fascinoso e: almeno nei film, non arreso alla vita grama.

Antonio Mecca

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