ANCHE I PESCI HANNO UNA CASA

Qualcuno che era Qualcuno ha affermato che la storia dell'umanità è la storia di una continua lotta per la Libertà dell'essere umano. A questo si potrebbe aggiungere che la storia dell'umanità è anche storia del preservare la Natura dall'uomo e dell'Uomo preservare invece le Opere d'Arte che questi ha saputo realizzare. Non c'è dubbio alcuno, nel leggere l'interessante libro "La casa dei pesci", edito da Palombi Editore, che Paolo Fanciulli, pescatore sin da quando era ragazzo (è nato nel 1961, a Talamone, in Toscana) sia uno di questi grandi personaggi. A dedicargli il libro sono stati i giornalisti Ilaria De Bernardis e Marco Santarelli, la prima: milanese che vive a Roma e con un curriculum di redattrice all'Ansa e a Cairo Editore fra gli altri; il secondo: toscano, con un passato di giornalista per "Il sole 24 Ore" e "Il Messaggero", di giornalista per "Milano Finanza" e quindi vicedirettore de "Il Mondo".

Paolo Fanciulli, conosciuto da molti come Paolo il Pescatore, ha condotto per decenni una strenua lotta contro i pescatori dalle reti a strascico, i quali usano calare sul fondo del mare a non molte miglia dalla costa reti lunghissime che raccolgono pesci di ogni misura per poi rigettare a mare quelli che non interessano, e a distruggere le grandi aree verdi marine che servono a mantenere il benessere dei fondali e a influire positivamente sul riscaldamento globale. Queste praterie sono chiamate posidonia, nome derivante da Poseidone, dio del mare, e servono a trattenere anidride carbonica dall'atmosfera, regolare l'acidità delle acque e rilasciare ossigeno. Con una costanza un coraggio invidiabili, Paolo Fanciulli iniziata la sua lotta denunciata su vari giornali e televisioni e pur ricevendo minacce di morte ha continuato la sua battaglia, fino a riuscire nel suo scopo: quello di creare nel fondale marino una cosiddetta Casa dei Pesci, vale a dire la messa in posa di 39 dissuasori, vale a dire enormi blocchi scolpiti da diversi artisti - italiani e stranieri - che servono ad evitare il passaggio delle nefaste reti a strascico e a far tornare i pesci nel loro habitat naturale. Paolo e compagni di questi blocchi ne avrebbero voluti 100, ma non è stato per il momento possibile sebbene impossibile anche per il futuro non è invece detto. Il libro si apre con due prefazioni: quella di Fulco Pratesi, presidente del WWF, e di Alessandro Giannì, Direttore delle campagne di Greenpeace. A seguire, la parte del testo di una canzone di Herbert Pagani, cantautore scomparso da molti anni - nel 1988 - e da molti di noi dimenticato, la quale si intitola "Signori Presidenti" e così recita:
"Per quella schiuma bianca che copre i nostri fiumi. Per tutti i nostri pesci che vanno a pancia insù. E per la primavera che cede i suoi profumi al super detersivo con i granelli blu."

Si dirà: senza un certo sfruttamento della Natura non sarebbe stato possibile saziare tutti gli esseri umani che ormai popolano il nostro pianeta.

Ora, a questo si può e si deve così rispondere:
1) che sfruttare non deve significare sfrattare gli altri esseri viventi dalla Terra (e dall'Acqua);
2) che non tutti gli esseri umani dispongono di questo privilegio, perché moltissimi continuano a fare la fame, e questo proprio a causa del saccheggio indiscriminato;
3) che si dovrebbe prelevare soltanto ciò che ci serve al sostentamento poco più che quotidiano, per dare il tempo alla Natura di rigenerarsi.
Vediamo ormai bene ciò che il pianeta sta soffrendo, sebbene molti ancora non se ne rendano conto, e questo purtroppo anche da parte dei manovratori dei grandi Paesi, i quali invece di dare il buon esempio continuano a fregarsene. D'altronde se molta gente è ancora convinta che la Terra sia quadrata, è logico che tonda o tonta non può che essere la loro intelligenza. C'è voluta una piccola creatura svedese di nome Greta come la conterranea Garbo, che di garbo ne ha mostrato ben poco e a ragione, per smuovere un po' le acque stagnanti della politica, acque che nel fondo non celano tesori preziosi quali monete d'oro, monili, collane, bracciali bensì l'energia che il mare preserva per tutti noi esseri viventi e non solo per una infima percentuale di pirati pronti all'arrembaggio e alla distruzione sistematica. Energia che è di molto più preziosa dei vari tesori alla Titanic che ancora si trovano arenati. Perché altrimenti: arenati dapprima e a fondo poi, saremo tutti noi.
Antonio Mecca

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