Andrea Boschetti: Milano e il coraggio della contemporaneità
- 20 settembre 2017 Cultura
È notizia di ieri che in un prossimo futuro Milano sarà protagonista di una nuova importante ondata di investimenti in campo architettonico e strutturale. Una buona notizia, in parte prevedibile, che riapre il dibattito sulla città e sulle sue potenzialità.
L’architetto e urbanista Andrea Boschetti - di Metrogramma - ha lavorato tra il 2008 e il 2011al PGT (Piano di Governo del Territorio) del capoluogo meneghino e probabilmente meglio di chiunque altro può fornire una visione tecnica sullo stato dell’arte e sulle necessità più urgenti. Boschetti vive tra Milano e Mosca e il suo punto di vista oggi è arricchito dal confronto con le grandi metropoli dove lo Studio opera.
Boschetti riprende le parole del Sindaco Sala e ne condivide accenti e preoccupazioni: ben vengano gli investimenti, ma che siano rispettosi dell’ambiente e del paesaggio.
“C’è bisogno - dice Boschetti - di prendere le distanze da una stagione internazionale segnata da progetti autoreferenziali, e di spostare i riflettori su progetti antropocentrici”.
I luoghi di Milano che dovrebbero essere interessati dai nuovi investimenti dovrebbero essere, secondo l’urbanista, quelli già evidenziati dal PGT del 2011: “una rete di epicentri che non sono solo tratteggi su una mappa, ma sono attraversamenti di qualità”. Questo disegno trova ulteriore approvazione nel recente progetto “Fiume Verde” dello Studio Boeri: un progetto di riqualificazione e rigenerazione che porterebbe ad un indotto qualitativo altissimo sia in termini di vivibilità che di caratterizzazione delle aree.
I modelli a cui far riferimento in Europa non mancano: se Londra oggi è un cantiere a cielo aperto e può essere l’esempio da seguire in termini di flessibilità e gestione tecnico-amministrativa, Amburgo e la riqualificazione dell’area portuale devono far ragionare sugli snodi in grado di riconnettere il centro e le periferie, il nord con il sud delle città.
Milano può essere tutto questo e molto altro: “Sull’esempio di Vienna” aggiunge Boschetti “potrebbero essere promosse iniziative economiche volte a valorizzare la grande potenzialità offerta dai tetti e gli ultimi piani. Guardare Milano dall’alto evidenzia un alto potenziale di bellezza ancora non indagato: a Vienna grandi architetti hanno affrontato questo tema e la commistione tra tradizione e contemporaneità ha prodotto risultati iconici sia in termini estetici sia di sostenibilità energetica. Naturalmente queste operazioni nascono da una presa di coscienza e una divisione delle responsabilità e competenze che sono il presupposto di ogni operazione a largo raggio. Pubblico e privato devono focalizzare un obiettivo e fare un passo indietro a favore dello stesso”.
“Del resto - conclude Boschetti - il privato deve essere un attore con un ruolo principale e non deve essere relegato al ruolo di mero finanziatore. L’impatto di progetti che vedono i Brand del lusso promotori e protagonisti devono far riflettere ed essere valorizzati. L’esperienza di Prada nell’area di Porta Romana o Dolce e Gabbana in via Manzoni generano un indotto che valorizza la città e sono scelti dai cittadini come luoghi di interesse”.
Un invito quello di Boschetti a partire da cosa c’è e da cosa funziona e studiare soluzioni che rigenerino il territorio mettendo il cittadino al centro del fare progettuale: che le piazze tornino piazze.
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