ANGELI DEL MALE
- 02 luglio 2020 Cultura
Di Antonio Mecca
Puntata 9
Savelli si era seduto nuovamente e si era messo a riflettere. Sapeva che se anche avesse pagato la somma richiesta non sarebbe mai stato al sicuro sulla parola avuta. Le carogne non hanno parola. E sapeva anche che non avrebbe potuto avere neppure più l’ombra della serenità se quel ricattatore continuava a vivere. Per cui finì per prendere l’unica risoluzione possibile.
Cesare Bardini faceva il poliziotto da dodici anni. Dodici anni passati a stretto contatto con i rifiuti della società, con criminali che per cento euro non esitavano a sventrare una persona, con magnaccia che per i soldi sfruttavano fino alla morte ragazze talvolta poco più che bambine, con pedofili che i bambini autentici li circuivano per poi rovinar loro l’infanzia e la vita futura o addirittura li uccidevano per il proprio sporco godimento. Aveva passato dodici anni fianco a fianco con la feccia, vedendo della cosiddetta civiltà la faccia nascosta. Rischiava quotidianamente la pelle per uno stipendio da ridere, e tutto questo per essere odiato dai criminali, ridicolizzato dagli avvocati e disprezzato dagli onesti e virtuosi cittadini che vedevano nei poliziotti nient’altro che strumenti afoni di fronte a una sempre più crescente criminalità, quegli stessi cittadini che la criminalità contribuivano a farla prosperare mediante la frequentazione di prostitute, spesso giovanissime, di spacciatori di droga, di fornitori di giochi d’azzardo. Bardini faceva il poliziotto da troppo tempo ormai per non avere compreso che il mondo girerà sempre alla stessa, sporca maniera, e che sbattere la testa contro la bilancia incastrata di una Giustizia castrata dai magistrati in primis non serviva a nulla. Quando era entrato in polizia non era uno sprovveduto, né un santo o un agnellino, ma lo scoprire come la legge funziona: cioè male, o per niente, lo aveva stupito. I poliziotti rischiavano pressoché quotidianamente la vita e quelli: i magistrati, cosa facevano? Assolvevano delinquenti incalliti o li facevano uscire per buona condotta quando l’unica buona condotta per certi avanzi di galera sarebbe stata la condotta dei collettori di fogna. Insomma, giustizia e libertà erano come due birilli da far saltare di mano con la destrezza di un giocoliere, giocando ora con l’una ora con l’altra per giocare ogni volta il cittadino onesto. Per cui, per quanto lo riguardava, aveva smesso da tempo di farsi illusioni e preso invece a farsi gli affari propri. C’era una mazzetta da intascare per chiudere in cambio un occhio? Lui la intascava e chiudeva un occhio. C’era una prostituta che gli piaceva ma non voleva di certo pagarla? Faceva sesso con lei e poi se ne andava, e se quella trovava da ridire lui non aveva che da minacciare di sfregiarla con il metallo del suo distintivo rappresentante una legge sfregiata già da tempo. Se poi durante la ronda capitava dalle parti dell’abitazione di una sua amnte, perché negarsi un po’ di relax? L’importante era che anche il collega fosse, almeno in parte, dalla sua parte.
Così anche quel martedì sera Cesare era in procinto di recarsi da Marta, la donna che da alcuni mesi era entrata nel suo cuore. Credeva anche lui di essere entrato nel suo cuore, anche se con le donne non si può mai sapere. Comunque fosse era entrato, e questo gli poteva bastare. Era soddisfatto di come la sua vita stava procedendo. Perché gli pareva di avere giocato bene le sue carte, e se le cose fossero andate come sperava e credeva, di lì a una settimana avrebbe dato le dimissioni e gettato alle ortiche distintivo e divisa. Con cinquecentomila cocuzze poteva davvero rifarsi una vita. Insieme a Marta aveva deciso di recarsi ai Tropici, dove il sole splende trecentosessanta giorni all’anno, dove l’esistenza non ha lo stress di quella occidentale e dove con quella somma a disposizione sarebbe stato accolto a braccia spalancate. Sole, mare, belle ragazze. Certo, ci sarebbe stata anche Marta. Ma per come la conosceva era sicuro che prima o poi avrebbe ceduto alle lusinghe di qualche bel ragazzo del luogo finendo per condividere con lui soltanto la passione per la buona tavola.