Da Cristina a Suor Cristina e ritorno
- 30 novembre 2022 Cultura
La sorprendente metamorfosi di Suor Cristina che di recente è tornata a essere Cristina Scuccia e basta, non può non lasciare esterrefatti. Sarà che l'abito fa il monaco, come le è scappato di dire alla sua intervistatrice Silvia Toffanin (nome omen; una che si chiama così non poteva non diventare la nuora di Silvio Primo) certo è che il vedere la ancor giovane: 34 anni, Cristina priva di tonaca, di occhiali, con la folta e fluente chioma e gli occhi grandi e luminosi non può non colpire chi la sta guardando ora e chi l'ha guardata allora. Non c'è che dire: l'immagine attuale ce la rende al suo meglio, così come invece allora ce la arrendeva al suo arrendersi alle convenzioni monastiche, che vedono la donna in seconda e terza linea rispetto ai confratelli uomini, intabarrata nel suo saio quasi stile burka, dove cara grazia che almeno il volto rimane scoperto, alla mercé di chi lo guarda e apprezza. L'ex Suor Cristina afferma di aver avuto dei dubbi sul suo apostolato già durante la pandemia, quando giocoforza era costretta a restare chiusa in convento e soprattutto durante la malattia prima e la morte poi del padre, al quale aveva confidato i suoi crescenti dubbi sul continuare o meno la sua vita di suora. Tornata alla vita civile Cristina ha messo anche al naso l'incivile piercing, tanto da far dire a sua madre che forse stava esagerando. Dopodiché nella sua nuova vita eccola approdare in Spagna, dove svolge la professione di cameriera e - pare - di barista. Dopo avere servito il Signore, eccola servire i signori ai tavoli o al bancone del bar; dopo essere stata sposa di Cristo eccola pronta ad essere sposa di qualche povero cristo. Cristiano invece: Malgioglio, che sa tutto o tutto crede di sapere. ha affermato a suo tempo che Suor Cristina ha una voce niente più intensa di una brava corista. Cristina Scuccia però può benissimo: come già molto prima di lei Giorgia ha dimostrato di saper fare, diventare una brava cantante solista. Quello che si augura a Cristina Scuccia, e di tutto cuore, è di trasfigurarsi in una donna priva di inibizioni che può benissimo propagandare la parola di Gesù e i valori del cristianesimo anche da laica, e magari da sposata e da madre di figli, non rinunciando per questo a una sua vita propria e alla manifestazione della sua femminilità, che non appartiene soltanto alla donna ma anche a chiunque abbia il piacere di ammirarla. Perché la donna non è soltanto Eva la tentatrice, ma anche e specialmente la speciale compagna dell'Uomo, che da par suo sa sostenerlo e aiutarlo nel cammino periglioso dell'esistenza. La donna rappresenta il diluente dell'uomo, come scriveva Giuseppe Marotta. E questo è talvolta vero, perché una donna simile al suo fianco diluisce la forza talvolta negativa che l'uomo possiede e che non di rado lo possiede.
Antonio Mecca
Antonio Mecca