Discutiamone alle 24,00
- 07 aprile 2018 Cultura
Poesia in rete
Incredibilmente la rete sta diffondendo la poesia a macchia d’olio. Migliaia di poesie ogni giorno cavalcano la rete in lungo e in largo e i social sono ormai la casa dei neo poeti. Ho sempre creduto che pubblicare una propria poesia fosse come confessarsi. La poesia è intima, è qualcosa di profondo e personale. “Solo se il mondo te lo chiede puoi pubblicare, solo se hai voglia di mostrarti devi farlo”, questo mi sono sempre detto. Ora, rimanendo convinto di quanto detto, credo che ormai la rete spinga a condividere tutto, compreso l’intimo poetico che ognuno possiede. I motivi di tutto ciò possono essere molti: il bisogno di urlare il proprio amore o la propria sofferenza, per liberarsi, per sentirsi meno coinvolti, oppure semplicemente perché si crede di essere dei grandi poeti e non si può fare a meno di mostrare i propri versi al mondo. L’ego ormai chiuso nel virtuale, ha un bisogno assoluto di mostrarsi e crogiolarsi nella propria immensa autostima. O magari, davvero, il mondo è pieno di poeti e la rete permette finalmente di urlarlo.
Un tempo non era così, si scriveva sul diario di scuola, sulla lista della spesa, nel quaderno di casa, e ogni tanto si riusciva a leggerne una al proprio amato, alla moglie, al marito, all’amica. Ora molto probabilmente, tutte queste “poesie della rete” a un poeta affermato, mettono i brividi, forse non le considera poesia ma solo sfoghi di adolescenti, di amanti, mariti, mogli, figli. Personalmente, credo che tutto ciò che sintetizza un sentimento sincero in poche e musicali parole, rappresenti poesia. Poesia semplice, poesia colta, poesia spontanea. E così abbiamo aperta la discussione.
Mauro Maccarini