ELEZIONI A SETTEMBRE?

Lascia fortemente perplessi l'orientamento parlamentare di un election
day a settembre. Il dibattito sul tema referendario sarebbe soffocato
dalla campagna elettorale per i Comuni e le Regioni. Va sottolineata la
totale difformità dell'oggetto del voto: nel primo caso un'eventuale
modifica della Costituzione che avrebbe effetti pesanti e permanenti
sulla vita istituzionale, nel secondo l'esercizio della democrazia
rappresentativa attraverso l'elezione dei consiglieri. L'effetto
dell'election day sarebbe quello di trascinare il voto referendario
sulla spinta del voto delle amministrative e delle regionali, in un
contesto - le restrizioni costrette dalla pandemia - che renderà
difficilissimo mettere in pratica gli strumenti di informazione e
partecipazione popolare propri della campagna referendaria. Sarà a
maggior ragione impossibile - come più volte auspicato dall'ANPI, che
si è da tempo pronunciata per il "no" a tale riforma - promuovere nel
Paese un'ampia riflessione sul ruolo del Parlamento e della politica, in
stretta aderenza ai principi costituzionali. Così si priverebbe il
cittadino del diritto di informare e informarsi sulla scelta
importantissima di una eventuale modifica della Costituzione, una scelta
che perciò sarebbe esercitata in modo condizionato e superficiale.
Prendiamo atto che siamo ancora in assenza di alcuna certezza in merito
alla riforma della attuale legge elettorale e di una contestuale
revisione dei criteri di elezione del Presidente della Repubblica da
parte dei grandi elettori delle Regioni nel caso di approvazione della
riduzione del numero di parlamentari. Auspichiamo perciò un
ripensamento virtuoso differenziando la data delle votazioni e spostando
nel tempo il voto referendario.

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