Giampiero Albertini, attore e doppiatore

In questi terribili momenti ci si può affidare alla visione di ottimi film polizieschi del passato, per cercare per quanto è possibile di attenuare l'orrore che stiamo vivendo. Fra questi film o telefilm la serie "Colombo" è una delle più seguite fin da quando negli anni Settanta approdò sugli schermi televisivi della Rai.
La caratteristica voce italiana che doppiava il protagonista era quella di Giampiero Albertini, un ottimo attore di cinema e di televisione che ho avuto il piacere di conoscere nel 1985, quando conduceva a fianco di Patrizia Rossetti il programma di agricoltura "Campo aperto". Sempre quell'anno ebbi modo di conoscere anche Gianluigi Bonelli, il papà di Tex, nei cui uffici a Milano notai tra le altre anche una foto di Albertini. Bonelli mi disse che quella faccia: segnata com'era da rughe profonde di uomo vissuto e sopravvissuto a varie disavventure lo interessava, ed era per questo che la teneva esposta alla parete.
Giampiero Albertini era nato a Muggiò, paese della Brianza, il 20 dicembre 1927 e morì a Roma - città del Bel Paese italico - il 14 maggio 1991, all'età di 63 anni, la stessa età in cui morirà Audrey Hepburn due anni dopo, nel 1993. La sua caratteristica faccia unita alla indubbia bravura attoriale venne sfruttata da diversi registi di cinema e televisione, permettendogli di girare 43 film a partire dal 1962, anno de "I compagni", fino al 1989, anno di "Saremo felici", e 32 sceneggiati televisivi tra i quali "Piccolo mondo antico", "Verdi", "Nero Wolfe (praticamente dal colore della speranza al nero disperazione dei giorni attuali) "La vita di Leonardo da Vinci", dove ricopriva il ruolo di Ludovico il Moro. Inoltre, una famosa pubblicità di Carosello in onda negli anni Settanta, dove Giampiero interpretava lo scontroso pater familia di un gruppo famigliare composto da padre, madre e due figli, tutti mai soddisfatti di ciò che si proponeva loro. E infatti la serie di sketch si chiamava proprio "Gli incontentabili". Ma fu con il doppiaggio che l'attore lombardo meglio risaltò, perché è nel doppiaggio che la voce salta meglio all'orecchio permettendo di gustare i giusti toni e timbri recitativi. Albertini doppiò Peter Falk nella prima serie di telefilm degli anni Settanta, mentre purtroppo nella seconda degli anni Novanta non fece in tempo perché nel frattempo era morto. L'attore italiano raccontò che quando Peter Falk venne in Italia, volle conoscerlo e gli portò in dono un ferma banconote d'oro. Mi disse poi che il centro di doppiaggio dove di solito lavorava non era lontano da via Fani, e lui vi era transitato anche la mattina di quel tragico 16 marzo 1978, non molto prima dell'agguato a Moro e alla sua scorta.
"Probabilmente loro erano già lì", disse alludendo ai brigatisti. Colombo: in inglese Columbo - e infatti Columbus Day viene chiamato il giorno che ricorda lo sbarco di Cristoforo Colombo nel Nuovo Mondo, trecento anni prima dello sbanco dei nativi mandati all'Altro Mondo - apportò all'attore lombardo se non visibilità di certo il successo e la possibilità con esso di lavorare con diversi registi i quali seppero valorizzarlo come meritava. Nel cinema americano gli attori come lui era vengono definiti caratteristici, e detengono una importanza più che meritata. Da noi invece, seppure apprezzati, rimangono spesso al palo; il palo accanto al quale sono messi di vedetta per consentire ai complici di rapinare alla grande le parti migliori che spetterebbero invece a loro.

Antonio Mecca

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