Giornalista e scrittrice

I quattro i libri di Nadia Toffa

Vi sono persone la cui incisiva presenza ha generato dopo la morte un profonda vuoto. 
Un'assenza molto sentita, perché continuamente rievocata, e avocata a sé, nella mente e nel cuore. È il caso di Nadia Toffa, la giornalista bresciana de "Le Iene" scomparsa il 13 agosto del 2019 a soli quarant'anni. 
Nadia ha pubblicato, durante la sua breve vita, due libri e altri due dopo la morte, l'ultimo: "Ti aspetterò tutta la vita", così come il primo: "Non fate i bravi", editi da Chiare Lettere. In copertina campeggia una splendida foto della tenace giornalista che ha saputo toccare il cuore della gente con il suo modo di fare genuino, semplice e schietto. Così come non ci saranno più molte persone di talento non ci sarà più un'altra Nadia Toffa, perché ciò che ha saputo donare alla gente è pressoché impossibile replicare. 
Questo suo ultimo volume accoglie - come già quello precedente - pensieri d'amore, come riporta il sottotitolo, pensieri scritti da Nadia in prevalenza durante le cure alle quali si era sottoposta per contrastare il tumore. Sono pensieri scritti  da una donna che, dietro l'apparente semplicità con la quale si presentava al pubblico, celano la mente e l'anima che molte donne possiedono ma che non esprimendole restano dentro di loro, e per trovarle ci vuole un animo da speleologo che ben pochi uomini possiedono. Le donne quando sono al meglio della loro femminilità sono una miniera di pensieri e di emozioni difficili da esprimere a parole. Anche Nadia a parole non le ha mai dette, ma scritte sì, e ora noi possiamo leggerle con ammirazione e piacere, ma dispiace che lei non ci sia più, ma spiritualmente c'è, perché una persona simile sembra impossibile che sia scomparsa del tutto. Fa un po' paura scoprire come una donna è fatta (quando è speciale, beninteso), i suoi pensieri profondi, intensi, e intonsi perché mai rivelati. Ecco perché si preferiscono affogare in un mare di parole spesso inutili i neonati pensieri che ci salgono dal cuore. 
Nadia, in questo libro, di belle cose ne ha scritte tante, ed è un piacere leggerle e apprezzarle. Il primo suo scritto qui raccolto si intitola "Mamma", ed è dedicato ovviamente a sua madre: "Rarità di purezza; distillato di acqua cristallina; legge l'anima del creato; mi hai messa al mondo e mi hai istantaneamente amato". Uno degli ultimi: "Nessuno sa", parla probabilmente del suo amore per un uomo sposato. L'amore che le donne spesso bramano è molto difficile da realizzare perché è la vita stessa molto difficile da vivere. Subentra così la consuetudine, e con essa la noia, una noia che sa di déjà vu, e che può arrovellarsi nel cervello e subire deviazioni non raccomandabili. Ma fino a quando dura è di certo meraviglioso, come meravigliosa era lei, Nadia, che fra le altre cose affermò dell'importanza di avere un lavoro che piace il quale - quando lo si svolge - è come essere sempre in vacanza. Lei stessa doveva avere pudore di dire queste parole, perché: come afferma lo scrittore Lorenzo Marini in coda al libro, "Nadia Toffa non era una persona semplice. Specie perché era due persone. Una era pubblica, "la Toffa". L'altra era privata, Nadia": Margherita, sua madre, dice che il suo modo di agire da giornalista d'assalto era una corazza, che proteggeva l'autentica Nadia. Oltre al testo di Lorenzo Marini, vi sono una lettera aperta della sorella Mara e una commovente intervista al giornalista Gianluigi Nuzzi, a cui era legata da amicizia fatta di rispetto e simpatia. La giornalista Toffa ha segnato con la sua competente bravura molti dei servizi del programma di Italia Uno "Le Iene", per il quale ha lavorato per dieci anni. La scrittrice ha composto quattro libri che potevano essere il preludio per una futura narratrice, da affiancarsi alla sua professione di giornalista di razza. Nuzzi ricorda ciò che Eduardo De Filippo diceva. Che quando una persona muore, sale in cielo e ti lascia un testimone, cioè tutte le cose che ti ha dato e che tu porti avanti. 
Nadia ha saputo insegnarci, pur ancora giovane com'era, la maniera giusta di agire, dando voce anche agli ultimi che schiacciati come sono dalla prepotenza della criminalità organizzata e dal menefreghismo delle istituzioni disorganizzate hanno avuto modo di denunciare la loro misera situazione davanti alle telecamere di quello che qualcuno ancora si ostina a definire programma di intrattenimento.

Antonio Mecca 

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