IL BARONE RAMPANTE - Italo Calvino
- 24 ottobre 2019 Cultura

La letteratura universale
a cura di Antonella Di Vincenzo
INCIPIT
Fu il 15 di giugno del 1767 che Cosimo Piovasco di Rondò, miofratello, sedette per l’ultima volta in mezzo a noi. Ricordo come fosseoggi. Eravamo nella sala da pranzo della nostra villa d’Ombrosa, lefinestre inquadravano i folti rami del grande elce del parco. Eramezzogiorno, e la nostra famiglia per vecchia tradizione sedeva atavola a quell’ora, nonostante fosse già invalsa tra i nobili la moda,venuta dalla poco mattiniera Corte di Francia, d’andare a desinare ametà del pomeriggio. Tirava vento dal mare, ricordo, e si muovevanole foglie. Cosimo disse: - Ho detto che non voglio e non voglio! - erespinse il piatto di lumache. Mai s’era vista disubbidienza più grave.
FINIS
Ombrosa non c’è più. Guardando il cielo sgombro, mi domando sedavvero è esistita. Quel frastaglio di rami e foglie, biforcazioni, lobi,spiumii, minuto e senza fine, e il cielo solo a sprazzi irregolari eritagli, forse c’era solo perché ci passasse mio fratello col suo leggeropasso di codibugnolo, era un ricamo fatto sul nulla che assomiglia aquesto filo d’inchiostro, come l’ho lasciato correre per pagine epagine, zeppo di cancellature, di rimandi, di sgorbi nervosi, dimacchie, di lacune, che a momenti si sgrana in grossi acini chiari, amomenti si infittisce in segni minuscoli come semi puntiformi, ora siritorce su se stesso, ora si biforca, ora collegagrumi di frasi con contorni di foglie o di nuvole, e poi s’intoppa, epoi ripiglia a attoreigliarsi, e corre e corre e si sdipana e avvolge unultimo grappolo insensato di parole idee sogni ed è finito.