IL FASCINO ACCATTIVATE DEL GIALLO
- 20 agosto 2020 Cultura
Vi sono scrittori di polizieschi privi del tocco magico del quale sono stati beneficiati altri loro colleghi, vedi Raymond Chandler, Ed McBain, Frédéric Dard. Altri pur essendo molto bravi e gratificati dall'ottenere ottime vendite non hanno però raggiunto l'Olimpo dal quale scagliare colpi di fulmine e colpire i lettori più sofisticati, vedi Mickey Spillane. Altri invece sono rimasti autori definiti di serie B oltre che di serie: poliziesca, spionistica, western, sentimentale ma hanno saputo cavarsela egregiamente. Uno fra questi, lo scrittore inglese Leopold Horace Ognall, meglio conosciuto con lo pseudonimo meno altisonante di Hartley Howard, con il quale firmò (protagonista il detective privato Glenn Bowman) 44 romanzi in soli 28 anni - dal 1951 al 1979 - più altri 41 con lo pseudonimo di Harry Carmichael, con il quale mise al mondo altri due personaggi: Piper, agente delle assicurazioni, e Quinn, giornalista di cronaca nera.
Ognall si avvicina al grande Raymond Chandler per una serie di similitudini che in qualche modo li collegano. Nati a distanza di vent'anni l'uno dall'altro, Chandler nel 1888, Ognall nel 1908. Morti a 70 anni quasi 71 sia il primo: 26 marzo 1959, sia il secondo: 12 aprile 1979. Inoltre il personaggio più famoso di Ognall è Bowman, investigatore privato newyorkese il quale cerca di ricalcare il carisma di Philip Marlowe spesso lasciando visibili sbavature, e non in grado di far sbavare di piacere i lettori come nel caso della lettura delle opere di Chandler. Se mai il personaggio di Chandler, al quale più può avvicinarsi senza che i puristi gli sparino addosso, è l'investigatore privato John Dalmas, protagonista di sei racconti usciti nel corso degli anni Trenta fra i quali il più bello è "Bay City Blues".
Dalmas è meno granitico di Marlowe e il personaggio di Bowman gli somiglia molto per la sua sete di battute e una certa allegria che lo caratterizza. Vi sono però differenze non di poco conto perché oltre al fatto che il primo agisce lì dove vive: nella California meridionale con epicentro Los Angeles, il secondo -che rispetto a lui e soprattutto a Marlowe risulta essere terzo o quarto- agisce invece a New York, la New York degli anni '50-'60-'70, la New York che va dall'immediato dopoguerra fino al boom economico e quindi alla vicina crisi politica dell'America con presidenza Reagan.
Hartley Howard (nome americano che più americano di così si muore) esordì tardi nel mondo della fiction, all'età di 43 anni, dopo avere lavorato a lungo come giornalista nel mondo della carta stampata e, prima ancora, in una serie di lavori di ripiego quali autista di autobus e impiegato in una compagnia telefonica, questo nella sua Scozia dove si era trasferito prima di iniziare a frequentare le scuole primarie. Solitamente pubblicava quattro romanzi all'anno, due con lo pseudonimo di Howard e due con quello di Carmichael. Questo perché amava scrivere, e aveva desiderato di fare lo scrittore fin da giovane. Non è difficile credere che autori più blasonati lo abbiano letto finendo per riportare - opportunamente modificate - frasi, battute, similitudini. Resta però il fatto che loro avevano - come si usa dire - una marcia in più, la quale permetteva di affrontare la salita che sempre un libro comporta, con maggiore stile.
Lo stile di Hartley Howard è derivato dai grandi autori di mystery che di sicuro ha letto restandone influenzato fino a contrarre una febbre che non lo ha mai abbandonato per tutta la sua vita di scrittore. Leggerlo non procura la fascinazione elargita da altri suoi colleghi più noti, ma è utile e non futile perché consente di trascorrere alcune ore piacevoli e inoltre: essendo personaggi meno problematici dei precedenti nominati, di illudersi che l'esistenza sia in fondo semplice, che il bene prevarrà sul male, e che quando la storia narrata si sarà conclusa si potrà riprendere quella vita forse mediocre ma tanto rassicurante.
Antonio Mecca